Note dell’A.L.A. sull’amianto
di Carlo Montanari
Come da suo statuto, l’A.L.A. associazione per la lotta all’ambiente, si impegna a fornire informazioni riguardanti il problema dell’amianto che, nella città di Senigallia, ha provocato decine e decine di morti.
A riguardo si invita alla lettura dei dati che seguono allo scopo di informare ulteriormente sulla pericolosità dell’amianto.
L’amianto è un minerale fibroso presente anche in Italia. Per le sue caratteristiche di resistenza e flessibilità è stato ampiamente usato nell’industria e nell’edilizia benché già negli anni ’40 del secolo scorso fu scientificamente dimostrato che si trattava di una sostanza altamente nociva per la salute, con effetti cancerogeni.
Oltre 35 anni fa ebbe inizio la mobilitazione di cittadini e di lavoratori per eliminare l’amianto ed i suoi effetti nocivi. Le prime lotte risalgono ai primi anni ’70 in Piemonte dove si trovavano le Cave di Balangero (amianto che veniva approvvigionato dall’ex stabilimento Sacelit di Senigallia) e l’eternit di Casale Monferrato in Friuli Venezia Giulia, a Monfalcone ed in Lombardia, a Broni, a Severo, alla Breda di Sesto, che portarono alla sottoscrizione di accordi sindacali che prevedevano l’istituzione dei “libretti sanitari individuali”, il registro dei dati ambientali di reparto nelle fabbriche, nonché i controlli delle aziende sanitarie locali sugli ambienti di lavoro.
Questi accordi sindacali furono poi recepiti da leggi regionali e successivamente da leggi nazionali. Allo stabilimento Sacelit di Senigallia l’indagine clinica ambientale fu fatta a cura di: ufficio igiene e sanità, servizio di medicina del lavoro negli anni 1979 -1980.
Coordinatore generale:
dott. Paolo Ceresi, ufficiale sanitario Comune di Senigallia
Operatore e coordinatore indagine medica:
dott.ssa Paola Angelini
Operatore e coordinatore indagine ambientale:
perito chimico Siro Rossetti
Collaboratori stesura relazione:
dott.ssa Paola Lorenzetti, dott.ssa Grazia Tavoletti, assistente sociale Licia Lentini
Enti convenzionati:
Università di ingegneria di Ancona, Centro oncologico di Ancona, Dispensario antitubercolare di Senigallia
Polveri:
Esse costituiscono l’inquinamento piu’ complesso e nello stesso tempo piu’ preoccupante non solo per i danni che ne derivano alle macchine presenti in fabbrica, ma soprattutto per i danni diretti alla salute umana.
Una ultima considerazione per quanto riguarda il rischio di amianto e la patologia broncopolmonare. L’amianto (soprattutto quello blu o crocidolite di cui l’ex Sacelit se ne approviggionava dal Sud Africa) è ormai universalmente e da tempo riconosciuto come uno dei principali cancerogeni a livello dei polmoni e delle sierose (specie pleuriche). Ogni tipo di amianto (quindi anche al di fuori dell’amianto vietato crocidolite) è fortemente irritante e sclerogeno, cioè capace di indurre, in seguito alla sua prolungata inalazione fibrosi polmonare, insufficienza respiratoria grave e poi insufficienza cardiaca. Questo è dimostrato da tutti i dati della letteratura mondiale che mettono in rapporto incidenze elevate di “asbestosi polmonari” e di “mesotelioma pleurico” non nella popolazione generale, ma bensì nei lavoratori dell’industria.
Dopo oltre 20 anni di processi civili e penali fu finalmente approvata la legge 27 marzo 1992 n. 257 “norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto” che prevedeva il divieto di estrazione, lavorazione, la bonifica degli edifici, delle fabbriche e del territorio, misure per la tutela sanitaria e previdenziale dei lavoratori ex esposti all’amianto, nonché misure per il risarcimento degli stessi, il riconoscimento degli stessi, il riconoscimento di malattia professionale e del danno biologico.
Purtroppo in questi 13 anni la legge è stata solo parzialmente attuata mentre sono aumentati progressivamente i decessi per tumori causati da esposizione all’amianto. Solo nel 1999 si è svolta la prima conferenza governativa sull’amianto che ha consentito una verifica dello stato di attuazione della legge. A fronte di questi ritardi il registro nazionale dei mesoteliomi finalmente realizzato alla fine del marzo 2004 registrava 3670 casi di decessi.
I maggiori produttori sono oggi la Russia con 700 mila tonnellate, la Cina con 450 mila tonnellate, il Canadà con 335 mila tonnellate, il Kazakistan con 180 mila tonnellate, il Brasile con 170 mila tonnellate, lo Zimbabwe con 130 mila tonnellate, la Grecia con 35 mila tonnellate, gli Stati Uniti con 7 mila tonnellate, la Bulgaria con 7 mila tonnellate. Malgrado ciò l’amianto è ancora utilizzato nei paesi in via di sviluppo della Comunità europea nonostante le direttive 2003/18 CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 marzo 2003 prevedesse l’obbligo per tutti i paesi della Comunità europea di cessare totalmente l’utilizzo entro il 15 aprile 2006.
L’articolo 5 del disegno di legge n. 3696 comunicato alla presidenza il 20 dicembre 2005 introduce alcune importanti modifiche correttive del suddetto articolo 47. In particolare prevede che il coefficiente moltiplicatore si applichi, a scelta del lavoratore, o ai fini dell’anticipazione dell’accesso ai pensionamenti o ai fini della determinazione dell’importo delle prestazioni pensionistiche.
Si prevede inoltre che i benefici previdenziali di cui all’articolo 47 si applichino anche ai lavoratori che siano stati esposti all’amianto per un periodo inferiore ai 10 anni con le seguenti modalità:
1) il coefficiente moltiplicatore si applica nella misura di 1,10 fino a 5 anni di esposizione
2) il coefficiente moltiplicatore si applica nella misura di 1,15 dai 5 ai 10 anni di esposizione.
L’articolo 5 prevede altresì la riapertura dei termini per presentare le domande ai fini del riconoscimento dei benefici previdenziali. Il termine viene prorogato al 31 dicembre 2006. Inoltre a questo proposito si introduce una importante distinzione tra i lavoratori ex esposti e quelli esposti: per i primi è prevista la riapertura dei termini, mentre per i secondi non è previsto alcun termine, dando così ad essi l’opportunità di presentare la domanda in qualsiasi momento.
949° SEDUTA PUBBLICA DEL SENATO DELLA REPUBBLICA XIV LEGISLATURA (martedì 31 gennaio 2006)
In conseguenza a tale situazione, in tutta Italia aumentano i ricorsi, sia sul piano civile che penale, alle vie giudiziarie per ottenere l’applicazione di quanto previsto dalla Legge 257 / 92 e successive modifiche ed integrazioni: numerose sono le sentenze a tutti i livelli, comprese la Corte di cassazione, la Corte dei conti, la Corte costituzionale che riconoscono il diritto degli ex esposti all’amianto, compresi i pensionati post 1992 ad ottenere i benefici previdenziali dalla Legge 257 /92 e successive modifiche.
Gli interroganti chiedono al ministro in indirizzo che sia a conoscenza della situazione sopra descritta ed in caso affermativo quali iniziative abbia assunto al fine di contribuire, per quanto di competenza, alla soluzione dei diversi problemi.
In particolare quali misure intende adottare per favorire in base al decreto interministeriale del 2004, il rapido esame delle domande presentate all’Inail al fine di consentire da parte dell’Inps e dell’Inpdap l’erogazione delle prestazioni. Quali misure abbia adottato affinché gli uffici provinciali del lavoro provvedano a fornire la documentazione sui rapporti di lavoro, per gli ex dipendenti delle aziende che hanno cessato l’attività.
Se ritenga giusto, alla luce delle varie sentenze emesse dalla Corte dei conti, dalla Corte di cassazione, dalla Corte costituzionale, che l’Impdap e l’Inps ricorrano in appello a fronte di pronunciamenti a favore degli ex esposti all’amianto, in prima istanza.
Carlo Montanari
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