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Ergastolo a Ivan Vukas per l’omicidio Guazzarotti

In primo grado condannato a 18 anni

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Ergastolo. Ivan Vukas, l’ex militare croato che la sera del 9 dicembre 2003 uccise il tassista senigalliese Stefano Guazzarotti, freddandolo con tre colpi di pistola nel parcheggio dello Snoopy, guarderà la vita attraverso le sbarre di una cella di Montacuto. La Corte d’Assise d’Appello di Ancona presieduta da Spingardi, dopo appena un’ora di camera di consiglio, ha emesso nel primo pomeriggio di ieri la sentenza. Seppur col dolore nel cuore per la perdita di Stefano, sul volto della moglie Daniela al momento del pronunciamento è comparsa una smorfia di soddisfazione.
L’uomo che ha ucciso il tassista di 39 anni, pagherà con il carcere a vita. Opposti sentimenti in aula. Vukas è scoppiato in lacrime. Forse, dopo la sentenza con il rito abbreviato, grazie alla quale a febbraio del 2005 ottenne una condanna a 18 anni di reclusione (il Gup Cutrona gli riconobbe le attenuanti generiche), il croato, assistito dagli avvocati Annalisa Marinelli e Gianni Marasca, nutriva qualche speranza. E invece la Corte ha accolto in toto le richieste del procuratore generale Gaetano Dragotto: "Uno straniero che viene in Italia per uccidere – aveva detto in mattinata il Procuratore in una dura requisitoria – non può indurci a benevolenza nei confronti di questo mostro. Non merita attenuanti. Manca un movente in questo delitto, ma è Vukas che non l’ha voluto mai dire".
A rincarare la dose ci avevano pensato i legali di parte civile, gli avvocati Mario e Alessandro Scaloni, difensori della moglie, del figlio del fratello e dei genitori del tassista, nei confronti dei quali i giudici d’Appello hanno confermato le statuizioni concesse in primo grado (150mila euro alla moglie al figlio): "Per la gravità del fatto i 18 anni sono una pena ridicola, inaccettabile. E’ stato un omicidio gratuito. Un uomo è stato ammazzato come una bestia". Sia il Procuratore che le parti civili hanno pesantemente criticato la sentenza di primo grado: "E stata imbarazzante – ha detto l’avvocato Mario Scaloni – Vukas era una persona capace di uccidere per niente". L’avvocato Marasca aveva puntato molto sulla figura del presunto mandante, un portuale anconetano che – rivelò Vukas – disse al croato di uccidere Guazzarotti. "Vukas era un barbone che si è fidato di chi gli dava da bere e da mangiare. Lui è stato condannato ma fuori c’è un mandante che non è mai stato ricercato".

di Andrea Massaro
da Il Resto del Carlino

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Giovedì 9 marzo, 2006 
alle ore 9:17
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