Il problema non stava nel campo ma in chi ci sta dentro, e cioè in una Vigor sui cui resti il Camerino passeggia senza sudare troppo. Quattro tiri in porta, due "centri" (Bollettini al 56′ can una soluzione a fil di montante su esemplare imbeccata di Verazzo, l’ex Palombi al 71′ con un penalty sbattuto gelidamente nel sacco) e due quasi gol evitati da Moroni, al 20′ su Verazzo e al 79′ su Mendez.
Il gol che chiude il match scaturisce da un discutibilissimo penalty per intervento di Turchi su Bollettini. Poi, all’81’, per un presunto rigore ai danni della Vigor e il direttore di gara ammonisce il giocatore ospite. Ma è chiaro che il rilievo sugli arbitri ha una importanza minimale nell’economia di un match inguardabile, che si incastona in un campionato inguardabile.
Sulla cronaca assai scarsa (dei quattro tiri del Camerino abbiamo detto; quanto alla Vigor, di tiri ne fa anche meno: Morganti sull’esterno-rete al 23′, Malaccari al 51 ‘, Traiani al 69’) prevalgono allora gli elementi di riflessione dettati dal pubblico, sempre generosissimo specie grazie al manipolo degli ultras, che incitano i rossoblù almeno sino a l2 a 0.
Poi, ovviamente, iniziano a contestare: prima, la squadra, che mostra ormai di non crederci giù nemmeno quando tira fuori la rabbia, perche in queste situazioni più che rabbia occorrerebbe metterci freddezza e lucidità. Poi il mister, la cui colpa maggiore sarebbe quella di non spronare visibilmente i suoi (rilievo che condividiamo, anche se temiamo che con la Vigor così com’è non caverebbe un ragno dal buco nemmeno un mister impegnato per tutta la partita nel ballo di San Vito).
Poi quanti hanno fatto le scelte a monte. Come è normale che succeda quando le cose vanno a rotoli. Insomma, c’è da riflettere, e parecchio, sulla crisi nera.

di Raoul Mancinelli
dal Corriere Adriatico