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La Gang in concerto al Jamae’ sabato 26

I principali portavoce del Rock italiano senza compromessi

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GangGrande notizia per tutti gli amanti della GANG: sabato 26 marzo, i mitici fratelli Severini, marchigiani doc, saranno in concerto al Jamae’ di Monteroberto (AN).
Definiti dalla critica specializzata "i principali portavoce del rock italiano senza compromessi", la Gang è forse il gruppo "nostrano" di maggior successo.
"Se ci chiedete da che parte stiamo", dicono i Gang, "noi rispondiamo con il Sud perché pensiamo che, come nella Guerra del Golfo, i conflitti che insorgeranno nei prossimi anni dovranno essere visti da un’angolazione diversa da quella precedente, non in termini ideologici ma di interessi contrastanti tra Nord opulento e Sud straccione. Noi ci identifichiamo nella tradizione dell’internazionalismo. Il nostro lavoro va inquadrato nell’ambito di quella sinistra che si suol dire "eretica", fatta di gruppi che si sono sviluppati fuori o ai margini del movimento operaio: il sindacalismo rivoluzionario, le Pantere Nere, il guevarismo, il sandinismo, il maoismo, il trotzkismo, passando per le esperienze di casa nostra come Lotta Continua e Potere Operaio… e l’elenco può continuare e includere i movimenti nazionalistici dei Paesi Baschi o dell’Uster, l’OLP, i verdi, SOS Racisme, i punk anarchici. Per certi versi ci sentiamo vicini anche alla teologia della liberazione. Se si vuole capire la nostra musica bisogna tenere conto dello sviluppo economico che ha avuto questo paese e delle contraddizioni diverse che ha generato nel Nord e nel Sud. La musica in questo genere di lotta è sempre stata punto di riferimento e strumento di aggregazione: lo fu per Woody Gutrie, a cui stava a cuore l’unità dei lavoratori in un momento di trasizione tra la cultura agricola e quella industriale, lo fu per Victor Jara e Violetta Parra in Cile contro il regime di Pinochet e per il canto delle mondine, nel vercellese di metà secolo, quando scelsero lo sciopero.
Oggi i giovani, come categoria sociale antagonista e portatrice di nuovi valori in contrapposizione a quelli del sistema, non ci sono più, o almeno restano sacche di resistenza che sopravvivono in piccole riserve. La "generazione" oggi non è più sintomo di controcultura o ribellismo. I giovani negli ultimi quindici anni sono stati vittime di un’omologazione crescente e questo mito interclassista riversato su di loro, è ora funzionale al sistema. Il rock non è dunque più la bandiera della cultura giovanile, anzi in seguito ad una tendenza diffusa di conformazione della musica ad altri generi di consumo è in atto un certo accantonamento del rock a favore di un orientamento deciso verso la pop music. Questo non significa che il rock sia morto, ma che è tempo che si rinnovi e trovi nuova aspirazione, non necessariamente nel mondo giovanile".

Pubblicato Venerdì 25 marzo, 2005 
alle ore 10:38
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