Idee per un progetto di riqualificazione urbana
Dal Gruppo Societa' e Ambiente
La cura del decoro urbano è innanzitutto espressione del rispetto che i cittadini hanno per la propria città e quindi per se stessi; e già questo sarebbe sufficiente a giustificare un impegno attento e costante da parte dell’Amministrazione Comunale in questo settore. Nel caso poi di una città come Senigallia, che ha nel turismo e nell’ospitalità l’elemento portante della propria economia, un’Amministrazione seria dovrebbe essere ancor più motivata ad occuparsi dell’immagine urbana, come principale fattore promozionale dell’attività turistica stessa.
E invece non si ha l’impressione che a Senigallia ci si sia dati molto da fare fin qui in questa direzione, né sembra che l’argomento sia stato preso molto sul serio dai programmi elettorali: forse perché ormai tutti accettano come normalità quotidiana quello che è invece trasandatezza e approssimazione. Certo il Piano Cervellati per il centro storico potrebbe segnare un’inversione di tendenza, e va dato il giusto merito a chi lo ha sostenuto, ma la sua realizzabilità è ancora tutta teorica e i suoi effetti non si faranno sentire prima di qualche anno.
Intanto lo stato di trascuratezza della città storica (che è poi quella che fa immagine) è sotto gli occhi di tutti: l’arredo urbano inesistente o causale (vedi ad esempio i contenitori per la nettezza urbana, le insegne e la segnaletica non regolamentare, le bacheche per la pubblicità, le panchine, i dissuasori di sosta e quant’altro), l’invadenza disordinata dei cavi e delle condutture per gli allacci di illuminazione, telefono e gas, come pure di antenne e parabole, la scarsa cura negli interventi di manutenzione delle facciate e dei monumenti (vedi Portici Ercolani), l’illuminazione di certi spazi pubblici, come piazza del Duca (ma non solo), il verde pubblico (es. giardini di via Leopardi) e infine lo stato delle mura cittadine e dei selciati. Tutti aspetti ai quali qualsiasi centro storico dell’entroterra presta molta più attenzione.
In particolare, provenendo da sud, dalla Nazionale o da via Matteotti, e percorrendo viale Leopardi un osservatore attento non può non notare lo stato di trascuratezza in cui versa quello che rappresenta, nonostante tutto (e nonostante il nuovo teatro), il comparto meglio conservato della città storica e l’unica testimonianza integra (almeno potenzialmente) dell’impianto roveresco. L’ingresso al Corso è soffocato da una congerie di chioschi e casotti, i giardini sopravvivono alla bell’e meglio, la scarpa delle mura è soffocata dalle auto e dalla vegetazione non ha mai subito un restauro, né un intervento di qualsiasi genere che la renda più visibile e leggibile, alcuni degli edifici sovrastanti non vedono una tinteggiatura da decenni: sarebbe necessario quindi ripulire e stuccare il paramento murario, restaurare alcune facciate, mettere a vista la base della scarpa liberandola da almeno mezzo metro di terra e asfalto e bordandola di una lista di verde, selciare gli spiazzi antistanti e così via.
C’è chi pensa di costruire nell’area ex-GIL un parcheggio sotterraneo, che (a parte l’inopportunità per le note ragioni di traffico) finirebbe per compromettere inevitabilmente qualsiasi possibilità di valorizzazione delle mura, mentre sarebbe opportuno creare un percorso pedonale lungo la cinta murata (cosa ancora possibile per buona parte), eliminando anche il piccolo fabbricato posticcio sul retro dell’ex GIL. Andrebbero poi recuperati i bastioni ancora esistenti, quello fra via Costa e via Caro e quello verso il Misa, dando corso in questo caso al progetto concordato con l’Opera Pia Mastai. Andrebbero ripresi gli studi di recupero commissionati qualche anno fa e accantonanti senza nessuna ragione apparente.
Le cose da fare sarebbero poi molte altre, come la riselciatura del Corso, la riqualificazione di piazza Roma (che meriterebbe di essere liberata dagli ingombri e arredata con quattro lampioni come era in origine), di piazza del Duca e piazza Garibaldi, tutte cose di cui si fa un gran parlare da anni, ma che nessuno ha il coraggio o la volontà di affrontare. Sarebbe anche opportuno progettare per piazza del Duca una nuova e più idonea illuminazione, diretta ad evidenziare soprattutto gli edifici che vi ruotano attorno, dotando Palazzo Baviera, la Rocca Roveresca, il Palazzo del Duca e la Fontana di una propria fonte di luce e liberando lo spazio interno dai lampioni. In una prospettiva di lungo periodo (che è sempre mancata) la Rocca e la scarpa dell’antico "fortino" andrebbero poi liberate sul lato mare dai capannoni e dagli edifici commerciali che soffocano e deturpano questo settore così significativo del centro storico, utilizzando lo spazio così ricavato per ampliare la zona verde.
Infine il cortile della biblioteca per motivi di sicurezza, di estetica e anche di igiene pubblica andrebbe chiuso da cancelli (cosa progettata poi rimasta sospesa, come molte altre, per mancanza di soldi o di volontà).
I selciati storici dovrebbe rientrare allo stesso modo delle architetture nei valori urbanistici da tutelare, essere oggetto di regolare manutenzione (vedi via Pisacane e via Fratelli Bandiera), evitando ad ogni rottura la dispersione del materiale e reintegrandolo quando necessario. A Senigallia invece esistono intere strade, come il lungo Misa dalla parte dei portici o via Cavallotti, in cui il lastricato è stato coperto decenni fa dall’asfalto; questa tendenza non ha risparmiato nemmeno un edificio storico quale Porta Mazzini, il cui selciato è stato nascosto da una spessa e provvisoria coltre di asfalto in occasione del Giro d’Italia, con la promessa "da sindaco" che sarebbe stato ripristinato entro breve tempo: una piccola cosa, ma simbolica del comportamento generale. Le nuove pavimentazioni, nel disegno, nella scelta del materiale e nelle pezzature dovrebbero essere aderenti il più possibile alla tradizione locale, evitando soluzioni moderne e discutibili come quella di Piazza del Duca.
Non si può poi tacere sullo stato del verde pubblico, in cui anche gli errori fatti in passato nella scelta delle specie, nella localizzazione e nelle distanze degli impianti pesano ormai economicamente sulla sua gestione. A questo punto qualcuno pensa che il verde costi troppo e che la soluzione sia ridurlo drasticamente, cominciando dai viali. Perché invece non si comincia a risparmiare, evitando di spendere ad esempio in potature troppo ravvicinate, anche laddove basterebbe solo un po’ di manutenzione di tanto in tanto, lasciando che le piante seguano il loro corso naturale. Manca poi un piano complessivo di gestione che programmi le potature, le sostituzioni, i reimpianti, mentre al momento vediamo solo abbattimenti; in sostanza un progetto che garantisca la conservazione e il miglioramento del verde con la minore spesa possibile, che pianifichi le nuove aree verdi in rapporto alle reali possibilità di manutenzione, decentrando la gestione del verde ai quartieri, dal momento che ormai è chiaro che l’Amministrazione non è in grado di nemmeno di far fronte alla gestione dell’esistente. E’ necessaria un’inversione rispetto alla filosofia affermatasi negli ultimi decenni, secondo cui impiantare nuovo verde con gli oneri di urbanizzazione è facile e fa fare bella figura; alla manutenzione si penserà poi. L’esempio più evidente di questa filosofia è il quadruplice filare di aceri in via Copernico, la maggior parte dei quali per mancanza di manutenzione è ormai in uno stato vegetazionale disperato. Quindi progettare il verde in relazione alle possibilità effettive di gestione futura, razionalizzare quello esistente anche per meglio gestirlo, ma conservare assolutamente le alberature dei quartieri: e per alberature intendiamo alberi degni di questo nome e non alberelli ornamentali.
Infine vorremmo rinnovare ancora una volta la richiesta di un maggior coinvolgimento dei cittadini nelle scelte che riguardano gli interventi di riqualificazione urbana, come ad esempio la selciatura in corso del Foro Annonario, il cui progetto, che interesserebbe a molti, è sconosciuto, mentre eleganti pannelli allestiti sulla impenetrabile recinzione illustrano non senza vanità particolari tecnici del restauro del monumento che interessano a pochi.
Gruppo Società e Ambiente
Il Comitato Direttivo
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Senigallia Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password
Effettua l'accesso ... oppure Registrati!