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Contro la guerra le comunita’ resistenti delle Marche bloccano l’Imesa

L'impresa del gruppo Schiavoni gestisce appalti in Iraq


clicca per ingrandireCon una nuova sigla che raccoglie Centri Sociali, (tra cui il Mezza Canaja), ex disobbedienti, Assoc. Ya Basta, vari collettivi ed associazioni di movimento, le Comunità Resistenti delle Marche hanno bloccato venerdi’ 11 le attività di produzione e quelle di movimentazione merci dell’Imesa, azienda del gruppo Schiavoni, che opera nel settore della strumentazione elettrica ed elettronica. Il blocco è stato motivato dal fatto che l’Imesa, oltre ad essere un importante fornitore di attrezzature destinate all’esercito, gestisce direttamente, in collaborazione con la società Elettro-Energia, un appalto nell’Iraq occupato per il ripristino dell’illuminazione pubblica a Bassora: il materiale viene portato a destinazione con l’ausilio di carri armati e mezzi blindati, sotto la direzione di person ale tecnico dell’Imesa già presente in loco. In un’intervista rilasciata il 21 dicembre 2004 al Messaggero, titolata “Dall’Ancona all’Iraq, 2005 di sfide per l’Imesa”, Sergio Schiavoni vanta di aver già consegnato oltre 1000 quadri elettrici per l’illuminazione stradale.
“Questo genere di appalti – ha dichiarato l’avv. Cognini, tra i partecipanti all’iniziativa – sono il premio per la complicità del nostro Paese nelle azioni di guerra e di occupazione dell’Iraq. Come sempre nella guerra c’è chi soffre e muore e chi, invece, si arricchisce. Nell’attuale fase della guerra globale, non è più sufficiente testimoniare la critica, ma diventa prioritario resistere fattivamente, denunciando e promovendo iniziative contro gli anelli della catena bellica, che attraversano i nostri territori”.
L’azione dei resistenti, che è stata avviata cogliendo l’occasione della pausa pranzo delle maestranze, ha comportato il blocco totale del cancello di ingresso agli uffici, di quelli di ingresso ai capannoni e di quelli destinati al carico/scarico delle merci per ben due ore. Di fronte al cancello principale, dove alcuni dei manifestanti si sono incatenati, è stata tenuta una conferenza stampa. Nel corso della conferenza stampa, oltre a denunciare gli interessi diretti del gruppo Schiavoni nell’occupazione del territorio irakeno, è stata ribadita l’urgenza di un ritiro immediato dall’Iraq delle truppe e delle imprese che speculano sulla guerra e la necessità di un’immediata liberazione dell a giornalista de “Il Manifesto” Giuliana Sgrena.
“Chiediamo la liberazione di Giuliana – hanno continuato gli organizzatori – nel corso di un’azione concreta di resistenza alla guerra, affinchè il dramma del suo rapimento non sia occasione per un’ulteriore campagna propagandistica da “unità nazionale”, che fa passare per “senso di responsabilità” l’irresponsabilità della mancanza di una posizione netta e chiara contro il rifinanziamento della missione in Iraq e per il ritiro im mediato delle truppe. La stessa irresponsabilità che ha portato la stragrande maggioranza degli esponenti del centro-sinistra ad accreditare le elezioni irakene come “un passo verso la democrazia”, quando risulta evidente a tutti che si è trattato di un enorme bluff contro i legittimi diritti degli irakeni, a vantaggio di una operazione propagandistica che non ha eguali neppure nel peggiore degli stati totalitari.”
Comunita’ Resistenti delle Marche
C.S.A. Mezza Canaja

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Lunedì 14 febbraio, 2005 
alle ore 10:14
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