Giornata della Memoria e Comune di Senigallia
Visita alla Sinagoga e un concerto di musica sefardita
La Sinagoga di Senigallia restera’ aperta al pubblico oggi, giovedi’ 27 gennaio 2005 dalle ore 9 alle ore 19, nell’ambito delle celebrazioni per la Giornata della Memoria, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Senigallia e della Comunita’ Ebraica di Ancona.
La giornata prosegue all’Auditorium San Rocco alle ore 21.15 con un concerto di musica sefardita dal titolo Calle de la Juderia a cura dell’Associazione NonCANTOper CANTARE e Ensamble Camerata di Levante, preceduto dal saluto del Sindaco di Senigallia Luana Angeloni e Amos Zuares in rappresentanza della Comunita’ Ebraica di Ancona.
Il recital e’ interpretato da Antonella Vento, Piercarlo Fontemagi, Marco Agostinelli, Luca Celidoni, Rodolfo Littera, con la partecipazione di Rosella Veschi.
Radici della Musica sefardita
“…A partire da X e XI secolo si era formata in Spagna una classe ebraica di elevata cultura che operava in ogni settore della vita del paese,da quello sociale a quello scientifico ed artistico.Durante il Califfato di Cordova alcune comunità, tra cui quella di Lucena,raggiunsero livelli di straordinaria prosperità,tuttavia sotto la dinastia degli Almohades molti ebrei furono costretti a convertirsi all’islamismo.Si verificarono alcuni gravi incidenti,alcune sinagoghe furono date alle fiamme e la popolazione ebraica fu costretta ad emigrare verso regioni più sicure.Molti ebrei si rifugiarono in catalogna e nel Sud della Francia,altri nella Spagna cristiana sotto la protezione di Alfonso II che ebbe il merito di incoraggiare cristiani ed ebrei a collaborare tra di loro in progetti scientifici ed artistici.Molti rabbini,scienziati,filosofi alla corte di Alfonso VII scrivevano e traducevano abitualmente dall’arabo allo spagnolo trattati religiosi, di chirurgia, di astronomia e poeti e musicisti ebrei s’integrarono presto nella vita del paese dando il meglio delle loro creazioni…”
“…In alcuni centri dell’Aragona e della Castiglia i fedeli leggevano addirittura il libro di Ester in spagnolo e,quando furono espulsi dalla Spagna nel 1492,esso era diventato la loro lingua madre, lingua in cui poeti e scienziati si esprimevano abitualmente ignorando spesso totalmente l’ebraico…”
“…Privati dei loro beni e delle ricchezze che avevano costruito nel corso dei secoli d’oro in Spagna, gli ebrei in fuga emigrarono con l’unica ricchezza che gli spagnoli non poterono impedire loro di portare via con sé: la loro cultura.Una ricchezza, questa, che avrebbe influenzato il mondo intero perché è innegabile che la cultura dell’Età Moderna è per buona parte scaturita dall’incontro fra gli ebrei esuli di Spagna e la cultura dell’Europa.
Con gli ebrei spagnoli emigrarono dunque anche le loro tradizioni e usanze,la loro lingua – uno spagnolo medioevale – man mano arricchita di parole e di espressioni dialettali dei nuovi paesi dove scelsero di fissare la loro dimora, la loro cucina e la loro musica: quella sefardita.Per musica sefardita – Se farad in ebraico vuol dire Spagna – si intende quella vasta eredità musicale fatta di antiche romanze spagnole,di inni religiosi, di melodie d’amore e nuziali che per secoli gli ebrei avevano cantato e che continuarono a tramandare anche dopo l’esodo.”
( in L.Treves Alcalay “Canti della Diaspora” vol. 3° pp. 57-59 Giuntina 1997)
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