A piedi nudi nel parco
di Roberto Marconi
All’imbrunire, in un parco pubblico cittadino, in un giorno di fine settembre come tanti altri: prima la scuola, il pranzo a casa, poi i compiti, la merenda e infine, finché il tempo lo permette, al parco con le amichette a giocare all’aria aperta…ma ora le altre se ne tornano diligentemente a casa e Luisa invece resta seduta sulla panchina, accanto alla sua carrozzina giocattolo, dondolando le gambe e girando il visetto lentigginoso di qua e di là con impazienza.
-Ciao Luisa, come stai? E come sta Clodovilla che la vedo tutta coperta e chiusa nel passeggino?-
-Eh…! Non sta tanto bene oggi: è malata e deve prendere la medicina amara finché non guarisce.-
-Mi dispiace! Ma forse se prendi questa caramella alla liquirizia lei si sentirà meglio…-
-Sì, meglio.-
-Allora: hai mantenuto il nostro segreto? Sei stata brava a non dire niente alla mamma e papà?-
-Certo, cosa credi…sono grande e anch’io so mantenere i segreti! Anche la mamma me lo chiede sempre se ho mantenuto il segreto sul suo fidanzato segreto e io sono stata sempre brava e allora lei mi fa stare al parco fino all’ora di cena quando è già buio-
-Brava! Lo vedi che bisogna tenere segreto il fidanzato? Te lo dice anche la mamma!-
-Allora la differenza di quando si è sposati è che non c’è più il segreto…ecco perché non è più così divertente e la mamma non ci vuole giocare più tanto ad essere sposati!-
-Sì, ormai sei grande e capisci tante cose-
-E quando io sarò alta come te capirò ancora tante più cose di adesso vero?-
-Di sicuro sì: il gioco di essere grandi è il più divertente di tutti.-
-Però ieri mi hai fatto un po’ male: ancora oggi Clodovilla sente dolore lì…-
-Dai non ci pensare, facciamo il gioco di correre scalzi sul prato umido: ti va?-
-Siii! Facciano anche la gara delle capriole che ti batto sempre!-
“Il gigante e la bambina corron soli in mezzo al vento…”
Le risa e le capriole matte , i piedi nudi sull’erba fresca della prima sera, le facce buffe e i gesti da marionetta, un bacio e un abbraccio che inizia giocoso, mentre il mondo intorno è cieco di luci filanti sulla strada, di gente frettolosa che torna a casa per la cena già in tavola, di gatti furtivi in cerca del proprio amore. Il buio li accoglie nella sua ombra ancora trafelati e stupiti.
-I fidanzati fanno sempre queste cose che tu mi fai vedere?-
-Sì, altrimenti il fidanzamento finisce e tutti piangono.-
-Domani non porto Clodovilla, lei è piccola e queste cose non deve saperle e poi anche la mamma mi manda fuori a giocare quando viene a casa il suo fidanzato segreto…-
-Quante cose stai imparando Luisa! E quante ne imparerai!-
-Hai portato il tavolo e le sedie per la casa della Barbie? Lo sai, abbiamo fatto un patto: tu mi fai vedere quelle cose e poi mi dai un regalo che scelgo io-
-Certo, cosa credi! Io sono il tuo fidanzato segreto e mantengo sempre le promesse.Cosa dirai del giocattolo alla mamma?-
-Dirò che la mia amica Angela si è stufata del gioco e mi ha regalato un altro pezzo della sua casa di Barbie in cambio di una favola che io le ho raccontato-
-E che favola?-
-Non so…la favola di un uomo nero che stringe troppo forte e bacia con la lingua, ma non è cattivo…solo che non ha amici per giocare a fare le capriole, però qualche volta fa un po’ male, ma poi chiede scusa…io so inventare bene le favole: ci crederà senz’altro la mamma!-
-Non ne puoi inventare un’altra?-
-Non riesco più a ricordarmi una favola diversa da questa, però è nuova e va sicuramente bene lo stesso-
-Sì…forse hai ragione…vieni: ti porto in auto dove ho messo il giocattolo che ti avevo promesso-
E così, mentre uno sguardo pacato diventa prima triste e poi improvvisamente feroce, al contrario uno sguardo prima triste e spento si accende invece di nuova gioia, con le luci sempre fuggevoli, la gente sempre più frettolosa e i rumori ancor più confusi nella sera.
Luisa si incammina sicura spingendo la carrozzina che nel buio delle siepi sembra ormai una piccola bara e dietro di lei un’ombra troppo più grande la segue d’appresso con le braccia rigidamente allungate e le grandi mani che si aprono e si contraggono spasmodicamente in attesa di stringerla per l’ultima volta.
di Roberto Marconi
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