SenigalliaNotizie.it
Versione ottimizzata per la stampa

Patong: dal paradiso a ridosso dell’inferno

Una testimonianza sullo Tsunami inviata da un Senigalliese

1.629 Letture
commenti


Noi stiamo bene, stiamo in un’oasi di pace e di benessere in contrasto con lo spettacolo mostruoso di distruzione a noi sottostante. E’ molto peggio di quanto si veda in televisione. Tutti i negozi, gioiellerie, boutiques, bar per tutta l’estensione della spiaggia (4 km.), sono un cumulo di macerie, di barche, motorini, jeep, seggiole, mercanzie alto qualche metro. La gente sembra stordita, non ci sono scene di isterismo ma sembrano tutti increduli di quanto e’ successo.
Alle nove di mattina, mentre mia mogle stava facendo il caffe’, io steso sul letto ho percepito come un movimento strano, un qualcosa che mi faceva sentire ben evidente la circolazione del sangue nel senso che sentivo fluire il sangue dalla testa ai piedi per darmi una sorta di calore nelle vicinanze del cuore: percezione mai sentita in vita mia; poi ho sentivo il letto come se si muovesse lentamente: ho chiamato mia moglie, le ho riferito quello che sentivo e lei mi ha preso per matto e diceva che erano i postumi delle bevute della sera prima con gli amici. Con una coppia senigalliese che sta in un altro residence e con cui dividiamo i pasti, avevamo concordato che ogni giorno saremmo andati in una spiaggia diversa e il 26 era destinato per Kata Nui, una spiaggia molto bella e li’ ci eravamo dati appuntamento. Ma prima di partire, considerando che ne’ il 24, ne’ il Natale eravamo andati alla messa di comune accordo io e mia moglie siamo andati in una chiesina vicino al mare e poi avremmo raggiunto i nostri amici. Mentre il sacerdote stava consacrando le ostie, un thailandese cattolico che stava armeggiando col cellulare, esce un momento dalla chiesa e rientra subito dopo urlando: "Go!! Go!!". Usciamo tutti e vedevamo che l’acqua stava invadendo le vie. Uno sciocco italiano che risiede per buona parte dell’anno in Patong, ci ha preso per fifoni e ha detto che "davano fuori le fogne", di non aver paura e chiedendoci se eravamo mai stati in guerra(!?). L’acqua continuava a crescere e pur bagnandoci io e mia moglie abbiamo deciso di andar subito via, ma il motorino che era gia’ venuto a contatto dell’acqua non si accendeva per cui l’ho trascinato a mano cercando luoghi piu’ sicuri; ma l’acqua ci inseguiva e cominciavamo a vedere seggiole, tavolini che galleggiavano e poco dopo una miriade di pesciolini che guizzavano. L’acqua si trasformava in torrentelli, alcune persone locali arraffavano quanto galleggiava, seggiole, vasi, radio ecc. Noi abbiamo mollato il motorino e in fretta ci siamo avviati verso la collina dove c’e’ il nostro residence.
I nostri amici di cui non avevamo notizia e con cui non riuscivamo a metterci in contatto, arrivati sulla spiaggia hanno visto ad un certo momento il mare arretrare per circa trecento metri lasciando sul fondo migliaia di pesci di varia grandezza; i turisti presenti sono allora avanzati anche essi in direzione del mare ma ad un certo punto il mare ha cominciato a ruggire, le onde ad ingrossarsi ed invertire il senso di marcia. Un fuggi fuggi generale, ma l’acqua era piu’ veloce, si e’ mangiata la fetta di spiaggia, ha inghiottito il piccolo muro di cinta e gli ombrelloni con tutti i bagagli appesi: portafogli, telefonini ecc.
Avendo provocato un grosso fossato era assolutamente necessario saper nuotare pena essere sepolti dalle acque nonostante gli eventuali aiuti degli altri bagnanti. Mia moglie che gia’ si irrigidisce quando c’e’ un pericolo non sa nemmeno cosa significhi tenersi a galla per cui se non fossimo andati a messa sarei rimasto forse vedovo…
Con grande sforzo i nostri amici, ben piu’ giovani e aitanti sono riusciti a mettersi in salvo. Li hanno condotti su un’altura e li’ sono rimasti tutto il giorno fino a tardi ma rifocillati dalla protezione civile. Quando li abbiamo visti arrivare nel nostro residence abbiamo tirato un sospiro di sollievo: hanno perduto macchina fotografica, telefonino, scarpe ecc.. ma erano in salvo. La donna era visibilmente scioccata e le sembrava di sentire il mare che ancora le correva dietro; sensazione che le e’ durata anche il giorno dopo. Per lo scampato pericolo abbiamo cotto una doppia razione di spaghetti opportunamente accompagnata da birra.
Ma sotto…
Siamo andati il giorno dopo a vedere e si presenta uno spettacolo apocalittico. Io che da solo mi ero avventurato prima ed ero andato nelle vicinanze di un supermercato dove ero solito andare per le spesucce, mi son trovato ad essere come inghiottito dall’acqua e a malapena sono riuscito ad agganciarmi in uno scalino e risalire tutto bagnato: c’era una scalinata che portava al reparto alimentare sotto il livello della strada, ma essendo tutto allagato non poteva essere scorta.
Ho scattato centinaia di foto ma sicuramente non danno che una minima idea della catastrofe che si e’ abbattuta su Patong e, come poi ho saputo dalla tv italiana, su tutto il sudest asiatico. Il Mc Donald’s, il Watson, il Banana e centinaia di locali letteralmente cancellati.
Gli alberghi a livello della spiaggia tutti evacuati anche perche’ ogni tanto veniva un allarme di nuovi maremoti. Adesso si vede gente che con bagagli malconci fa ritorno a casa, i locali cercano di recuperare qualcosa, gli immancabili sciacalli raccolgono scarpe spagliate, orologi ecc. Altri cercano di liberare le auto intrappolate e fracassate una sull’altra. Ora la via vicino alla spiaggia e’ tutto un ammasso di roba che cercano con camion di portare via; la gente e’ molto dignitosa e forte di fronte a questa sciagura; passano camioncini con acqua minerale e pasticcini. Di notte non si vedono nemmeno le luci e la vita viceversa si ristabilisce nel terzo anello dove ci troviamo noi al riparo da eventuali altri maremoti. Veramente di notte con megafoni hanno allertato anche noi del terzo anello ad abbandonare tutto e a salire ancora piu’ in alto; ho preparato il bagaglio essenziale con documenti, denaro ecc. ma non ci siamo mossi perche’ non potevo credere che ci potessero essere onde alte cento metri.
Ora sembra che tutto torni verso la normalita’: riaprono i negozietti, internet, qualche banca… Si stanno ora tutti leccando le ferite ma non trascurano certo i turisti che rappresentano la maggior fonte dei loro introiti.Ferve di nuovo la vita, cominciano a recuperare moto, suppellettili mentre il mare se ne sta tranquillo come se non avesse combinato niente; ma quando c’e’ la bassa marea si puo’ vedere il bottino rubato disseminato qua e la’; sornione il mare non fa trasparire la triste ironia della sorte per cui cio’ che doveva star in acqua o li’ appresso come ombrelloni, barche, ecc. si trova in mezzo alle strade e dentro i negozi, mentre al contrario, tessuti, vasi, artigianato ecc. fanno da tappezzeria al bagnasciuga desolato.
Non finirei piu’ di raccontare ma mi accorgo che scrivendo di getto riesco poco chiaro e con troppi errori sintattici che poco mi si addicono.Anche se il paradiso mi pesa sapendo che sto seduto sopra l’inferno invio a tutti i migliori auguri di un prospero anno nuovo.

del Prof. Alfredo Bendia

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Mercoledì 29 dicembre, 2004 
alle ore 9:32
Come ti senti dopo aver letto questo articolo?
Arrabbiato
In disaccordo
Indifferente
Felice
D'accordo

Commenti
Ancora nessun commento. Diventa il primo!
ATTENZIONE!
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Senigallia Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password

Già registrato?
... oppure Registrati!


Scarica l'app di Senigallia Notizie per AndroidScarica l'app di Senigallia Notizie per iOS

Partecipa a Una Foto al Giorno





Cronaca
Politica
Cultura e Spettacoli
Sport
Economia
Associazioni
Fuori dalle Mura