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Il Club Alpino Italiano ad Eco & Equo

La Delegazione delle Marche alla 2° edizione della mostra mercato


Anche quest’anno il Club alpino Italiano – Delegazione Marche – partecipa alla 2^ mostra mercato di Eco & Equo, con un proprio stand che illustra il tema "Cai per crescere: dal gioco…alla vetta".
Solo a prima vista questo titolo può apparire fuori luogo rispetto al contenuto della mostra fieristica.
Il Club alpino Italiano è infatti fortemente impegnato non solo nella diffusione della pratica e nell’insegnamento di attività alpinistiche (in senso lato e vedremo quali) ma è anche profondamente coinvolto nella tutela e nella salvaguardia dell’ambiente, e questo – evidentemente – anche per la sua stessa sopravvivenza in quanto solo preservando l’ambiente potrà continuare a svolgere le proprie attività.Questa associazione nasce a Torino nel 1863 ad opera di Quintino Sella. L’art. 1 dello statuto prevede che questa è una "libera associazione nazionale" che "ha per iscopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale".Il Cai sta attraversando una profonda trasformazione che non è solo legata alla trasformazione politico – sociale della collettività (come la c.d. "devolution" che porterà anche nell’associazione ad avere degli organismi regionali molto accentuati) ma anche ad una trasformazione generale più "intimista", legata alla riscoperta di determinati modi di vita che coinvolge i rapporti interpersonali e lavorativi. Si sente cioè la necessità di una sorta di "controcultura" come è stata definita dal nuovo Presidente Generale Annibale Salsa:"contro cultura" centrata sul rispetto dell’uomo e dell’ambiente naturale per ritrovare e salvaguardare una dimensione umana in una società in cui si conosce "il prezzo di tutto e il valore di niente" (Oscar Wilde) e vi si possa riacquistare la capacità di sviluppare una ricerca interiore di ordine esistenziale e culturale. "Controcultura" che deve proporre un diverso modo di fruizione dell’ambiente, basato sulla lentezza, sul guardarsi attorno utilizzando sì strumenti, metodi e tecnologie contemporanee, ma al contempo proporre valori antichi e permanenti che non possono non essere incentrati sul valore uomo.
Il Cai attraverso le varie attività accompagna l’individuo nella sua crescita prima di tutto di persona e quindi di socio: dai primi anni di vita sociale (sei – otto) in cui la montagna si inizia a frequentare ed a conoscere anche giocando, per giungere alla conquista delle vette, passando attraverso l’escursionismo, la frequentazione della montagna invernale a piedi e con gli sci (scialpinismo e sci fondo escursionistico) o discendendo nelle cavità sotterranee e "nascoste" ma straordinarie e misteriose (attraverso la speleologia).
Ma la montagna va anche rispettata ed è quindi necessario conoscerne i pericoli e le insidie per prevenire tutti i rischi e il Cai ha la precisa responsabilità di diffondere anche questa sensibilizzazione e questa conoscenza: il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino ha infatti non solo il compito di trarre in salvo chi si trova in pericolo (a volte per propria incoscienza, per superficialità o per eccessiva sicurezza) ma anche quello di diffondere la "cultura" della prevenzione.
Quindi chi vedrà lo stand potrà seguire attraverso un percorso ideale questo sviluppo che inizia dall’Alpinismo Giovanile, prosegue con l’Escursionismo, passa attraverso la prevenzione ed il soccorso del Soccorso Alpino e Speleologico per arrivare con l’alpinismo alla "vetta" del K2 (a cinquant’anni dalla prima salita italiana come non celebrare l’evento anche se solo con una mega foto?) con la simulazione di un campo base idealmente posizionato oltre 5.000 m di quota augurandoci che si possa trasmettere quel senso di stupore che colpisce continuamente tutti noi, rinnovandosi ogni volta che ci si avvicina ad una vetta, "stupore" come affermato dal past president Gabriele Bianchi "che i monti trasmettono attraverso il senso del bello, non quello artificiale –artificioso – virtuale, ma il bello naturale, quello veramente universale che la nostra sensibilità distingue istintivamente. E’ uno stupore grande, lo stupore di scoprire che la montagna è una grande madre che ha cultura in sé" .
Proprio la cultura passa attraverso la conoscenza ed accanto al K2 ecco il logo che ha accompagnato la spedizione del Cai: "dalla conquista alla conoscenza" perché non si può rispettare se non si conosce ed è quindi evidente che "la conservazione dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile" (anche oggetto di determinazioni dell’ONU) "non possono trovare soluzioni adeguate se non in presenza di una sensibilità conseguente ad una vera conoscenza delle montagne", "montagne" di cui senz’altro fa parte anche l’Appennino, che non ha nulla da invidiare ad altre località "alla moda" e può anch’esso definirsi, parafrasando quanto dichiarato a proposito delle Alpi "uno scrigno di rara bellezza dove si intrecciano leggende, storia, arte: un mondo particolare di vasta cultura, di una cultura particolare che si regge su poliedrici e rari equilibri" (Gabriele Bianchi).Non a caso il "tour" si conclude con il settore dedicato alla T.A.M. (Tutela Ambiente Montano) proprio a suggellare il legame tra "l’alpinismo in ogni sua manifestazione" e "la conoscenza e lo studio delle montagne…e la difesa del loro ambiente naturale" sancito dall’art. 1 dello Statuto. A dimostrazione di ciò un riferimento all’ultimo convegno tenutosi a Serra S. Quirico con la collaborazione del Parco Regionale Gola della Rossa per sviluppare e trovare una soluzione ad un tema oggi molto sentito quale "l’arrampicata in falesia e la compatibilità in aree sensibili" .
Come detto il Cai sta attraversando un momento di svolta considerevole, non solo per la riorganizzazione normativa interna che inciderà profondamente sulle proprie strutture, ma anche per una nuova consapevolezza di un diverso modo di concepire l’accesso alla montagna e la sua frequentazione. Si può dire che da diverso tempo sta sensibilizzando i propri soci verso un approccio con l’ambiente compatibile con le mutate esigenze pur nel rispetto delle proprie finalità sancite dallo statuto.
In centoquarant’anni di attività il Cai ha sviluppato una conoscenza profonda divulgata attraverso mille piccoli impegni quotidiani di ciascun volontario, volontariato che non ha impedito il raggiungimento di un’altissima professionalità con un corpo istruttori (di alpinismo, scialpinismo, escursionismo, alpinismo giovanile, fondoescursionismo e speleologia) di altissima preparazione, che non si è mai slegata dalla solidarietà, dall’amicizia, dalla conoscenza, dal rispetto e quindi dall’Essere uomo.
Probabilmente questa sarà la nuova sfida che vedrà i soci impegnati nel prossimo futuro: accettare quei compromessi e quelle rinunce che fino a poco tempo fa apparivano ingiuste se non illegittime ed ora non appaiono più ingiustificate limitazione alla nostra libertà ma un indispensabile salvaguardia per la nostra stessa sopravvivenza, incentivare una conoscenza consapevole delle montagne salvaguardando, anche nel nostro piccolo, la diversificazione delle identità culturali, sviluppare un’ampia cultura dei monti attraverso nuovi organismi quali la Libera Università della Montagna, attraverso l’Osservatorio Tecnico per l’Ambiente un vero e proprio laboratorio dove indicazioni, istanze ed opportunità che provengono dal "settore ambientale" si trasformano in proposte progettuali, il Museo Nazionale della Montagna, la Biblioteca Nazionale, la Cineteca.
Questo e altro ancora è il Club Alpino Italiano e non si può che concludere con l’augurio che i visitatori possano ricevere – e se pur per poco tempo, vivere – percorrendo idealmente questa crescita, quel senso di stupore e di conquista, ma anche di timore e di rispetto per la montagna che unisce tutti noi.
di Paola Riccio
Presidente della Delegazione Regionale

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Giovedì 7 ottobre, 2004 
alle ore 10:21
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