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“Droga connection” tutta famiglia e pizza

Mamma e fratelli Carbone, il ristoratore Walter Petrolati sotto processo

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Cocaina dalla Colombia e hashish dal Marocco per invadere il mercato del senigalliese. Un traffico enorme che ha portato ieri al rinvio a giudizio di 14 delle 17 persone finite in manette nel maggio del 2003 al termine di una maxi-inchiesta condotta dal Gico della Guardia di Finanza e dall’antimafia di Ancona. Tra loro tutto il clan catanese dei Carbone (madre e tre figli) residenti a Barbara, il noto ristoratore di Senigallia Walter Petrolati, 37enne titolare del ristorante “Da Michele” ed il 37enne di Ripe Stefano Giraldi. Le accuse riguardano l’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga.Epicentro dell’operazione il piccolo paese di Barbara nell’entroterra di Senigallia, dove il 21 maggio dello scorso anno era stato catturato il presunto capo dei narcotrafficanti: Giovanni Carbone, 43 anni, originario di Catania. Un nome già noto, in quanto Carbone fu coinvolto nell’inchiesta sui trattori fantasma che lo portò in cella per un giorno solo. Giovanni Carbone avrebbe costituito, finanziato e diretto una banda dagli orizzonti internazionali, ma “formato famiglia”. Insieme a lui, infatti, sono stati rinviati a giudizio nell’udienza preliminare tenutasi ieri di fronte al Gip Grassi, Teresa Salanitri, 65 anni, residente insieme al figlio a Barbara, i fratelli Carmelo Alfio e Salvatore, rispettivamente 41 e 39 anni residenti a Senigallia e, Sezze Romano ed il parente Mario Di Fede, 34 anni, domiciliato a Fano. Costoro sono tutti difesi dall’avvocato Riccardo Leonardi.Rinvio a giudizio (oltre che per la famiglia Carbone, Petrolati e Giraldi) anche per Ferdinando Cangiano, 47 anni, napoletano; Dario Persi, 46 anni di Roccagorga; i marocchini Tarik Kacimi e Ahmed Kalb, Giuseppe Mirabella 64 anni di Paternò Maurizio Consoli 44 anni di Catania e Marco Vecchioni 37 anni di Roma. E’ andata meglio ad altri due imputati che hanno scelto la via del rito abbreviato e sono stati assolti: si tratta del colombiano Josè Libardo Duque Betancur e di Mario Agatino Mirabella 58 anni di Catania. Pronunciato invece il non luogo a procedere per Giovanni Ciriello, 48 anni di Marina di Montemarciano, difeso dall’avvocato Amos Benni. Il fratello di quel Massimiliano Ciriello che alcuni pentiti indicano come un esponente di spicco del clan Guida è uscito dal processo per un vizio procedurale relativo alla richiesta di estradizione.I reati sarebbero stati commessi dall’aprile al dicembre 2001. Secondo l’accusa, chili di hashish e cocaina in partenza dal Marocco e dalla Colombia sarebbero arrivati nel senigalliese attraverso la Spagna tramite camion appartenenti a società di trasporti intemazionali. Accertati i trasporti di tre chili di cocaina il 14 maggio 2001, di un quantitativo di hashish indefinito (comunque superiore al mezzo chilo) nel luglio 2001, di 250 grammi di hashish il 30 luglio 2001 e di un chilo dì cocaina e 18 di hashish il 18 agosto 2001. Nonostante le vastissime dimensioni dell’indagine, la droga non è stata trovata e questo sarà un punto a favore delle difese durante il processo.
di Marco Benarrivo

Pubblicato Martedì 5 ottobre, 2004 
alle ore 9:55
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