E’ una bella serata di fine estate, ed alle finestre del Comune sventolano le bandiere della pace. Piazza Roma si riempie di cittadine e cittadini che si stringono l’uno all’altro increduli ed attoniti. Dei bambini, i nostri, coetanei di quelli di Roma che aprirono la fiaccolata con lo slogan “non ucciderete il nostro futuro”, e dei bambini di Beslan a cui il futuro e’ stato strappato, corrono in mezzo alla gente sventolando una bandiera con i colori dell’arcobaleno, ed e’ questa l’immagine che vorrei fissare nella memoria. Arrivano silenziose le Donne in Nero, srotolano instancabili il loro striscione contro ogni guerra, e restano li, mute a testimoniare un dolore antico di donne e di madri.Inizia cosi’, con un minuto di silenzio chiesto dal Sindaco Angeloni, il raccoglimento di Senigallia per le vittime di una violenza bestiale che ci unisce tutti nel dolore e nella condanna.No alla violenza, no alla guerra come risoluzione delle controversie, parole che non ci stancheremo mai di sentire e di ripetere, ma anche riflessione, un cercare le radici di tanto odio.Ci prova il prof. Mencucci a nome della Scuola di Pace a ripercorrere la storia del popolo islamico dei suoi splendori e della sua cultura dominatrice per mille anni, passando attraverso le Crociate fino alla nascita dello Stato d’Israele e del conseguente problema palestinese, madre di tutti i problemi. Una riflessione per capire, non certo per giustificare, le ragioni di un popolo che ha perso la sua identita’ culturale, che da dominatore e’ stato dominato attraverso quello strumento umiliante che si chiama colonizzazione.Un messaggio quindi di pace e di speranza anche in questo momento, quando tutto sembra perduto, il professore ci racconta ancora di San Francesco che dialoga con il sultano d’Egitto mentre fuori infuria la violenza delle crociate. Due cuori e due persone diverse, ma che scelsero di dialogare e di capire ognuno le ragioni dell’altro nel rispetto e nella dignita’.
di Maria Pettinari