“Il Mezza Canaja esperienza positiva”
I no global e il trasferimento dall'ex Sep
Il Mezza Canaja non sarà un’esperienza limitata ad un periodo ma una realtà duratura, ne sono certi gli attuali inquilini dell’ex Sep e l’avvocato Paolo Cognini, responsabile dei centri sociali del centro-est Italia. “Il semplice fatto che ci sia un confronto aperto tra i ragazzi, la Regione Marche ed il Comune di Senigallia mi sembra un dato positivo – spiega l’avvocato -, quello che si ipotizza è infatti un trasferimento di una realtà che in pochi mesi ha dato moltissimi frutti”.Gli ospiti del cantiere hanno all’attivo già due mostre e alcuni concerti che hanno attirato un nutrito numero di loro coetanei e nel cassetto hanno anche nuovi progetti, come la realizzazione di una camera oscura al servizio della collettività. “Ormai la maggior parte dei comuni governati dal centro sinistra ha riconosciuto la valenza dei centri sociali e delle attività che si svolgono al loro interno – aggiunge Cognini -, cosa che ha fatto anche il Comune di Senigallia, speriamo però che il confronto che si è aperto non sia solo uno strumento pretestuoso per sopprimere una realtà che va invece salvaguardata”. L’impegno svolto nel sociale dai giovani del Mezza Canaja non può che essere riconosciuto spiega l’avvocato.”Non è solo un importante punto di riferimento per la rete – prosegue -, ma lo è già a livello locale perché è un luogo frequentato dai giovani della città”. Sono poco più di trenta i ragazzi che quotidianamente si ritrovano al Mezza Canaja, tutti senigalliesi che studiano o lavorano e nel tempo libero si danno appuntamento nel cantiere autogestito, che è diventato anche una fissa dimora per alcuni di loro. Quando il collettivo promuove delle iniziative, nella “casa ribelle” entrano schiere di giovani provenienti da tutto il centro Italia. Tra loro ci sono disobbedienti, no global, anarchici insomma un cocktail di individui con idee simili, ma non necessariamente identiche, accomunate dalla voglia di stare insieme e di condividere esperienze di vita lontano dalla guerra, dalla globalizzazione e da quelle regole ferree che loro non tollerano, come le norme sul copyright accusate di danneggiare il mercato discografico.
di s.m.
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