Damien, Pornoriviste e Linea 77: scheda delle band
I tre gruppi in concerto al Mamamia sabato 31 Luglio
DAMIEN
I Damien, giovanissimi e al contempo dotati di una maturità straordinaria mettono a punto una miscela formidabile di emozioni e melodie sposando l’impatto hard-rock alla ballata nevrotica. Il power trio è dotato di uno stile personalissimo che lo contraddistingue dal resto dei conterranei. Grazie all’enfasi quasi epilettica del cantante Enrico Boccioletti e alla sezione ritmica precisa e serrata di Ernesto Marchetti e Damiano Simoncini la band trova il formato ideale per mettere insieme pathos, tenerezza, malinconia e il grido rabbioso della “teenage kicks” generation. Per queste qualità i Damien hanno vinto la finale regionale Marche di Arezzo Wave 2004. Il loro cd di debutto Let Us Pretend We Are Kings è un disco intenso e straordinario. C’è la noia, la fatica, la banalità dell’esistenza. C’è l’adrenalina, la drammaticità dello scontro fisico, della prova di forza. C’è un universo che da una parte guarda al romanticismo adolescenziale e dall’altra al ritratto di giovinezze incerte.www.damienlive.com
PORNORIVISTE
Sexy punk made in Italy.Autogrill Villoresi, mitica stazione di sosta sulla Milano-Laghi all’altezza di Varese, anno di grazia 1992, Tommi e Marco (rispettivamente 18 e 15 anni) vogliono mettere insieme un gruppo, cercano un nome facile da ricordare e capace di colpire la gente… sono nate le Pornoriviste.Tempo due anni e la band raggiunge il suo assetto standard: a Tommi e Marco (rispettivamente chitarrista/cantante e bassista) si aggregano il ventiduenne batterista Rambo e il ventenne Daniele Marceca detto “Il Gatto”, già chitarrista dei D.B.C.F. Il quartetto comincia a comporre pezzi che brillano per piglio anarcoide, energia devastante e ispirazione alla triade punk di sempre: Ramones, Sex Pistols e Clash. Tutto questo porta nel dicembre del 1995 al primo demo: “Chi Non Combatte Cade”, 9 brani abrasivi & melodici, intercalati qua e là da qualche rutto, che procurano al combo le prime uscite live nei centri sociali della Valle Olona.Per vedere il debutto vero e proprio dei quattro lombardi bisogna aspettare assai poco: l’anno successivo vede la luce “Sogni e Incubi”, cassetta autoprodotta con dieci canzoni di punk rock durissimo che in breve tempo esaurisce le mille copie di tiratura. “Sogni e Incubi” contiene “Pilota”, che diventerà un brano-simbolo nella discografia delle Pornoriviste: narra la vicenda di un tipo che ha solo due cose nella sua vita, un cane e una bici. Un giorno il cane, dopo averlo avvisato, gli ruba la bici, e il ragazzo così se ne resta con un pugno di mosche. Intanto il repertorio della band acquista sempre più proseliti: fra questi un gruppo di amici che di lì a poco fonderà un’etichetta, la Tube Records, mettendo sotto contratto anche il quartetto varesino (e nel tempo anche Pensione Libano, Skruigners e Bambole di Pezza). Nell’aprile del 1997 Tube Records pubblica il follow-up a “Sogni e Incubi”, che stavolta ha una tiratura più ambiziosa e raccoglie 13 pezzi riuniti sotto il titolo “Cosa Facciamo?”. Tra i brani di punta di questo ellepì si fa notare “Cazzi Miei”, storia di un ragazzo che vuole buttarsi giù da un palazzo e che si sente come i ritagli censurati di un film. Dani commenterà: “Io mi sento come quei ritagli”. Comincia una lunga serie di concerti che permettono alle Pornoriviste di farsi conoscere oltre i canonici confini lombardi: Veneto, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna e Svizzera, ormai il raggio d’azione delle Pronoriviste è sensibilmente più ampio. La natia Lombardia si fa comunque ricordare per diversi memorabili show: tra questi il concerto per Silvia Baraldini all’Aquatica, la festa di Radio Onda d’Urto più le prime apparizioni al Tunnel e al Leoncavallo. Il nome Pornoriviste comincia a girare anche sulla stampa e sulle radio specializzate del circuito indie: frequenti i passaggi su Radio Lupo Solitario, Radio Onda d’Urto, Radio Popolare, Radio Sherwood, Radio Black Out, Controradio e Radio Onda Rossa. Prima del terzo lavoro ufficiale, occorre aspettare la partecipazione a una compilation (“Armonie Distorte”, 1999) e un 7″ in coabitazione con i Pay coprodotto da Sottosopra e Tube Records. Il terzo capitolo della Porno-saga si chiama “Fino Alla Fine”, esce nel febbraio del 1999 e viene interamente prodotto dalla Tube: immediatamente dopo la release, Rambo cede il posto dietro ai tamburi che da oggi diverranno dominio assoluto del “Becio”, ex batterista dei Kill Joint. Il nuovo ingresso inietta energia nel quartetto che nel giro di un anno partecipa a ben 6 compilation: fra queste una raccolta della Agitato Records (con 2 + 2 inediti), e un sampler per Rock Sound.Nel frattempo la Tube ha già ristampato “Sogni e Incubi” su CD (fine 1999) ma tutti aspettano già il quarto lavoro delle Pornoriviste: “Codice a Sbarre” arriva nella primavera del 2001 e sterza ulteriormente la rotta nei testi, che diventano più politicizzati e incazzati contro il sistema. Le recensioni sono molto positive e la stampa comincia a inserire il nome del quartetto nella rosa dei contendenti al trono del Punk italiano. Traguardo che le Pornoriviste si ritrovano a portata di mano con “Tensione 16”, quinto album per la Tube Records che esce nella primavera del 2003: stavolta il tono è meno adolescenziale e ancora più violento grazie a riff lancinanti ma straordinariamente melodici disseminati fra “Black Night”, “L’Esecuzione” e “Io Sono Da Comunità”. Sempre più calcati anche i temi politici (tenete d’occhio “La Vita Di Città” e “Il Discorso Del Carlame”), che sicuramente accenderanno l’entusiasmo dei fans italiani (e non) in una tournée estiva particolarmente intensa.Pornoriviste pericolosamente vicine al mainstream? Niente paura, eccovi una dichiarazione d’annata (1997) che fugherà tutti i vostri dubbi: “se dovessimo fare successo, come speriamo, continueremo comunque a sbatterci come adesso per far divertire e far riflettere la gente che ci ascolta”.
LINEA 77
Il rock italiano all’assalto del mondo.Torino: città della FIAT, delle fabbriche, del gianduia e della noia grigia, avvolta su ogni cosa come un velo mortuario. Cosa fare in posto così, quando hai sedici anni?Suoni.Cinque ragazzi di Venaria, locus amoenus della cintura suburbana di Torino, decidono di fare così: rock, metal, crossover, questione di sopravvivenza. È il 1993 e Nitto (voce), Emo (voce), Dade (basso), Cinaski (chitarra) e Tokio (batteria), tutti intorno ai 16 anni, mettono in piedi una band e la chiamano come la linea dell’autobus che li preleva vicino a casa e li porta alla sala prove. Linea 77.C’è anche un terzo cantante, all’inizio, ma esce presto di scena. Nel 1994 il gruppo incide il suo primo demo, "Ogni Cosa Al Suo Posto", che smuove qualcosa tra il pubblico locale e anche in certa stampa, attenta a quel che c’è di nuovo. Due anni dopo il quintetto si accasa alla Dracma Records, etichetta indie di Torino, e registra "Kung Fu", demo-ariete che porta il nome dei Linea ben oltre la soglia minima della fama nel paesello natio.Nel 1998 arriva il contratto per la Collapse Records/White&Black di Milano, che in ottobre licenzia il disco di debutto "Too Much Happiness Makes Kids Paranoid".Il crossover frenetico e massiccio e la curiosa, efficace formula a due voci (l’arma in più del gruppo, anche se ancora da affilare), assicurano all’album un’accoglienza entusiastica: Rocksound lo sceglie come disco metal del mese e infila "Meat" nel cd sampler allegato al magazine.Ma è sul palco, a contatto epidermico con il pubblico, che la band esprime al meglio le sue potenzialità: tra il 1998 e il 1999, in 10 mesi, i Linea 77 suonano 140 concerti, fino all’apogeo delle migliaia di spettatori del Beach Bum Festival di luglio. A settembre il colpo di scena, che salva la band dalla palude della scena rock nazionale: si fa avanti la mitica Earache, etichetta inglese di musica dura culto in tutto il mondo, e mette sotto contratto l cinque torinesi. Nel 2000 "Too Much Happiness" viene ristampato e distribuito in Europa e in America.In aprile il quintetto, proiettato di botto in una dimensione internazionale, sbarca in Inghilterra per un tour promozionale di 23 date, insieme ai portentosi Earthtone 9 e ai Kill II This, e realizza anche il suo primo videoclip (diretto dal regista Pete Bridgewater) per la canzone "Meat", in heavy rotation su Superock e Brand New di MTV e su molte altre TV musicali in tutto il mondo.Un successo soprendente, per un gruppo italiano emerso dal nulla, scancito anche dalle crtitiche positive di riviste come Kerrang, NME, Melody Maker. E non hanno ancora visto niente.La band si mette all’opera per preparare il secondo LP, registrato dal giovane produttore inglese Dave Chang (già dietro a Orange Goblin e Stamping Ground), ai backstage Studios di Ripley, in Gran Bretagna. "Ketchup Suicide" (con tanto di cover fumigante di "Walk Like An Egyptian" delle Bangles, che gira molto nelle radio inglesi e diventa un momento cult dei concerti) esce nel gennaio 2001 e lascia stupefatti: devastante, dinamico, moderno senza scimmiottare scemenze nu-metal o altro. La risposta italiana (europea) a Limp Bizkit, Korn e compagnia?Anche grazie al video della title-track, girato nell’ottobre del 2000, i Linea 77 diventano un piccolo, ma rilevante, fenomeno internazionale, vendono il doppio di copie rispetto al disco di debutto e collezionano recensioni trionfali, meritatissime. Nel marzo 2001 MTV Europe dedica loro una trasmissione intera, Linea 77 Select.Inizia un massiccio tour de force di concerti: più di 150 nei primi sei mesi dell’anno, sia in Italia che in Inghilterra. Arriva l’estate, tempo di festival, e il gruppo è una presenza fissa: Heineken Jammin’ Festival, Goa Boa, Arezzo Wave, Tora Tora, ma soprattutto la partecipazione al prestigioso Festival di Reading, prima band italiana invitata nei vent’anni di storia del’evento. A ottobre il combo prepara il video di "Moka", unica canzone in italiano del disco, e "Ketchup Suicide" viene esportato negli Stati Uniti, distribuito dalla Caroline.Nel 2002 i Linea suonano in giro per l’Europa fino alla conclusione, a settembre, del Ketchup Suicide Tour, durato due anni filati. Il mese dopo si rinchiudono in studio per distillare, dal magma di idee accumulate nel tempo, le canzoni del terzo LP. Quello fondamentale.A marzo 2003 la band inizia la produzione di "Numb", registrato ai Red House Studios di Senigallia sotto la guida di Haggis Offal, fondatore dei Senser e produttore di Dub War e Ozric Tentacles. Tra gli ospiti spiccano i Subsonica, in "66 (Diabulus In Musica)", e Roy Paci con i suoi Aretuska, che colorano di fiati "Wharol"."Numb" esce finalmente a maggio e stabilisce, una volta per tutte, che i Linea 77 sono qui per restare. Hanno pagato i loro debiti, liberandosi da scorie di routine e manierismi, e giocano con libertà e coraggio tra rock duro (durissimo), raggae, elettronica, hip-hop, scatenando un assalto fisico inarrestabile, che lascia storditi e soddisfatti. I Linea 77 non sono più una curiosità proveniente dal terzo mondo del rock contaminato: sono pionieri, fieri e indipendenti, all’altezza dei giganti del genere. E forse sono anche andati oltre…Il primo singolo (con video firmato da Kal Karman) estratto è "Fantasma", straziante e viscerale a cui fa seguito il secondo clip, Third Moon, sempre diretto da Karman e ispirato al film "Elephant" di Gus Van Sant.
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