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Quel treno impossibile

La stazione Fs priva di un montacarichi per disabili

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Franco Civelli non si arrende. Riparte all’attacco e sguaina un’altra volta la sua spada, a nome di tutti i disabili, per demolire le barriere architettoniche che ostruiscono la via, già irta d’ostacoli, di chi vive in carrozzella. Il luogo prescelto stavolta è la stazione ferroviaria di Senigallia. Obiettivo: arrivare ad Ancona in treno.Reduce della vittoria al premio giornalistico Ilaria Alpi e forte di un’innata tenacia Franco vuole verificare se è lecito a un "diversabile" salire su un vagone e scendere nel capoluogo marchigiano. Nella stazione si entra facilmente, grazie agli scivoli e alle porte automatiche. Le ruote della sua carrozzina, spinta da Enea Discepoli, arrivano dal bigliettaio. "Due biglietti per Ancona: È possibile far viaggiare anche lui?". Risposta affermativa.Ci si dirige dal capostazione che, contrariamente a quanto detto, assicura che non si può fare nulla. Franco non pio andare ad Ancona in treno. Dovrà usare altri mezzi per giungere alla stazione della capitale dorica e solo da li salire su un treno, non dopo aver avvisato le Ferrovie dello stato mediante un modulo, indicando giorno e ora di partenza e sperando che la tabella di marcia del disabile corrisponda alla disponibilità della stazione. Altrimenti si cambia ora o, se meno fortunati, anche giorno.Il capostazione è gentile e riconosce i diritti di Franco, che chiede solo che un cittadino disabile sia come un cittadino qualsiasi. Che possa prendere un treno e andare ad Ancona. Si telefona all’Assistenza e la delusione è ancora maggiore. "Avremmo bisogno di due carrelli elevatori nella stazione di Ancona, mentre ne abbiamo uno solo. Figuriamoci se possiamo fornire Senigallia di uno di questi. Occorre una persona abilitata e professionalizzata che sappia usare l’apparecchio per sollevare il disabile e farlo salire sul treno". Ad Ancona il montacarichi c’è. E’ a manovella e ha due sponde per evitare di far scivolare la carrozzina. Franco non vuole mandare giù l’idea che forse mai potrà prendere un treno dalla sua città e ricorda che a Bologna, ad esempio, c’è un apparecchio elettrico, complesso e molto avanzato, che velocemente ti fa salire sul treno e ti porta al vagone prenotato. "Non chiedo quell’apparecchio sofisticato – fa Franco Civelli – Vorrei solo un montacarichi, per aumentare il livello di civiltà della nostra città".Una mattinata a vuoto, quella tentata da Franco ed Enea. A vuoto perché le risposte, le promesse, i fatti insomma, non ci sono e non si preannunciano.La situazione più assurda si vive quando dopo aver oltrepassato porta, entrata, biglietto, porta, banchina, si arriva davanti a un treno che mai si prenderà. Franco rimane lì a guardarsi sfrecciare i vagoni davanti agli occhi.Ha perso il treno, ma non la sua battaglia, che continua. Prossima tappa? Una banca.
di Chiara Michelon

Pubblicato Mercoledì 23 giugno, 2004 
alle ore 10:47
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