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Supertuffe milionarie, tre senigalliesi in manette

Arrestati i fratelli Maurizio e Vinnaco Frezza e Luigi Pettinelli

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Tre senigalliesi in manette per truffa. E’ di circa 10 milioni di euro il giro d’affari fraudolento messo in piedi dai fratelli Maurizio e Vinnaco Frezza e da Luigi Pettinelli, i tre senigalliesi arrestati dagli uomini del Gico della Guardia di Finanza di Ancona: che li hanno definiti “veri specialisti nel settore delle truffe”.

I fratelli Frezza, già con alcuni precedenti in materia di truffa e bancarotta fraudolenta, sono stati riconosciuti dagli inquirenti come i capi dell’organizzazione criminale. Assieme ai tre sono finiti in manette anche un romano, Rocco D’Agostino, e Gianluca Pievani, residente a Piacenza. Tutti dovranno rispondere di truffa aggravata, bancarotta fraudolenta, falso e riciclaggio.

La truffa messa in piedi dalla banda andava avanti da quasi vent’anni prendendo di mira imprese, istituti di credito, società finanziarie e di leasing di sei regioni italiane. La Guardia di finanza di Ancona ha portato tutto alla luce dopo due anni di indagini. Oltre agli arrestati ci sono altre 13 persone indagate, fra le quali direttori di banca e commercialisti conniventi con i truffatori.

Non è escluso che il giro possa allargarsi perché secondo gli inquirenti esiste il sospetto che l’organizzazione agisse in accordo con alcuni esponenti della criminalità romana e campana. Secondo l’accusa, il sistema escogitato dagli arrestati ruotava attorno alla costituzione di società commerciali intestate a prestanome incensurati, e all’accensione di rapporti bancari dietro la presentazione di falsa documentazione societaria e commerciale.

Attraverso queste società i truffatori si facevano concedere dalle banche e dalle società di leasing fidi e prestiti con i quali venivano acquistati gran quantitativi di merci di vario tipo. Particolarmente appetite erano le auto di grossa cilindrata (Porsche, Bmw, Mercedes e Audi). Inizialmente i debiti contratti con i fornitori e le finanziarie venivano regolarmente saldati ma in seguito, una volta carpita la fiducia di banche e società di leasing, i truffatori firmavano ordini di acquisto notevolmente superiori a quelli precedenti e interrompevano i pagamenti smantellando le società prestanome.

A quel punto, ai fornitori gabbati non restava altro che presentare un’istanza di fallimento, mentre banche e finanziarie si ritrovavano con scoperti per centinaia di migliaia di euro. Le automobili indebitamente aquistate venivano reimmatricolate e rivendute ad ignari acquirenti. Le truffe sono state compiute nelle Marche, nel Lazio, in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Abruzzo.

Un marchingegno truffaldino analogo ha visto “coinvolta” la città di Senigallia qualche tempo fa, quando un imprenditore del settore del legno era finito nel registro degli indagati per aver svolto il ruolo di prestanome per una banda di truffatori che utilizzava un metodo simile a quello che sarebbe stato usato dai fratelli Frezza e dai loro soci.

di Marco Benarrivo

Pubblicato Venerdì 18 giugno, 2004 
alle ore 10:42
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