"Il raduno dei carabinieri? Inopportuno politicamente e pericoloso per la città". E’ il pensiero degli esponenti cittadini del movimento "no global" riunitisi l’altra sera per un incontro organizzato dal laboratorìo "Il pane e le rose", un gruppo che opera a Senigallia da quasi due anni e che fa parte della rete dei cosiddetti "disobbedienti". "Non è escluso che manifesteremo pubblicamente il nostro dissenso per la manifestazione – ha detto il portavoce de "Il pane e le rose" Nicola Mancini – ma di sicuro non compieremo atti provocatorì o aggressivi". Affollatissima la sala dove si è tenuto l’incontro al quale hanno partecipato il sìndaco Luana Angeloni e gli assessori Stefanelli, Ceresoni e Ramazzotti. Presenti molti esponenti dei "no-global" della regione ma anche gente comune, interessata e per certi versi preoccupata per quello che accadrà dal 15 al 18 aprile quando, in un momento di grande tensione internazionale, 70mila carabinieri (rappresentanti dell’arma in prima linea in Iraq) invaderanno la città. Il Comune di Senigallia l’altra sera si è trovato sul banco degli imputati di quella che era una sorta di "tribunale speciale" dei "disobbedienti" che non hanno gradito l’ospìtalità che Senigallia ha dato ai carabinieri. Due le ragioni: "Innanzitutto per una ragione politica ha spiegato Mancini -. Manifestazioni come queste, infatti, fanno passare il messaggio della guerra in Iraq come guerra giusta e, utilizzando la retorica sui caduti di Nassiriya, si avallerà la politica guerrafondaia di Bush. In secondo luogo c’è un problema di sicurezza: in quei giorni Senigallia rischia di diventare un obiettìvo sensibile per eventuali atti terroristici, tant’è vero che si sente parlare di misure dì sicurezza straordinaríe e di una città blindata.Tutto ciò conferma l’inopportunità di un raduno simile in questo momento". Alla manifestazione interverranno, oltre ai vertici dell’Arma, anche il presidente della Camera Casini ed i ministri Martino (Difesa) e Giovanardi (Rapporti con il Parlamento). Nei prossimi giorni verrà messo a punto il piano sicurezza: si parla della chiusura dello spazio aereo sulla città, della chiusura del casello autostradale, della prediposizione al pronto soccorso di un’apposita sala d’accoglienza per feriti da arma da fuoco e addirittura di cecchini dislocati sul tetti del centro storico durante la sfilata di domenica 18. Il sindaco Angeloni, tirata in ballo, ha risposto alle accuse di "collaborazionismo" esposte dai "no global". "Il Comune di Senigallia ha sempre dimostrato la propria contrarietà alla guerra con prese di posizioni precise – ha detto – ma questo nulla ha a che fare con il raduno dei carabinieri che per la città rappresenta un momento importante anche come promozione turistica". Una risposta che ha lasciato profondamente delusi i "disobbedienti": "Premesso che siamo grati al sindaco per aver aderito al nostro invito – ha commentato Mancini non possiamo però che essere insoddisfatti della sua giustificazione. La politica dovrebbe rispondere alle ragioni dell’etica e non a quelle del marketing turistíco". Una piccola vittoria però i "no globo l’hanno ottenuta: il sìndaco autorizzerà una loro manifestizione (probabilmente in concomitanza con il 25 aprile) e ha promesso ai "disobbedienti" che si dissocierà esplicitamente con un comunicato stampa da eventuali prese di posizione pro-guerra contenute nei discorsi delle autorità che interverranno al raduno.
di Marco Benarrivo