La regola del buon costume entra in vigore oggi al liceo scientifico “Enrico Medi” di Senigallia. Gli alunni sono tenuti ad indossare capi di abbigliamento consoni all’ambiente scolastico: quindi niente ombelico che fa capolino dalle felpe, niente jeans che scivolano morbidi lungo i fianchi magari facendo intravvedere lo slip. Ma anche i professori sono invitati a rispettare le regole sui vestiti: sono loro infatti a dare il buon esempio ai ragazzi e il bon-ton a scuola non può essere sacrificato alla moda del terzo millennio.Così il dirigente scolastico Lucio Mancini sabato mattina ha firmato una circolare che ha fatto discutere e ha creato qualche malumore. “Pìù che di una rigida regola parlerei di un invito rivolto ai ragazzi – spiega Lucio Mancini -, scaturito da una riflessione fatta durante gli scrutini. Parlando con i docenti, che ogni giorno sono a diretto contatto con gli studenti, mi è stato posto il problema dell’abbigliamento non sempre adatto alle circostanze”.L’invito è arrivato ai diretti interessati che non potranno più indossare pantaloni a vita bassa, con ombelico in bella vista, jeans stracciati e consumati o altri indumenti troppo appariscenti, che poco si addicono ad uno studente liceale. Ma non saranno solo i ragazzi a doversi guardare bene allo specchio prima di uscíre da casa. “La circolare fa riferimento a tutte le persone che si trovano all’interno della scuola – precisa il preside Mancini-, anche i professori sono tenuti a rispettarla, e una loro mancanza in questo senso sarebbe ancora più grave perché loro devono dare il buono esempio”. E i presidi di Senigallia sono tutti d accordo. Ogni ambiente richiede un abbigliamento adeguato.La scuola è un luogo di lavoro – commenta Alfonso Benvenuto, dirigente scolastico dell’istituto alberghiero “Panzini” – e di formazione dove i ragazzi vengono per apprendere. Non è una passerella dove sfilare con abiti alla moda, un minimo di contegno ci vuole sempre ed è un concetto che ho sempre cercato di trasmettere ai miei ragazzi con i quali ho un dialogo aperto”.”Mise” succinte, altre che danno un aspetto trasandato o troppo eccentrico, sono dunque messe al bando dagli ambienti scolastici. “Fuori ognuno è libero di vestirsi come meglio crede – aggiunge Alfonso Benvenuto -, anche perché poi risponde personalmente del proprio abbigliamento”. Gli studenti, tra i quali si è infuocata una polemica, non devono temere il peggio, infatti non dovranno indossare grembiuli o divise collegialí, ma solo trattenere la loro giovane euforia,trasmessa attraverso tenute “trendy”, ed optare piuttosto per capi casual. “Anche l’abbigliamento è un modo di esprimerci spiega Paolo Franceschini, dirigente scolastico dell ‘Ipsia “Padovano” -, perché fa parte della comunicazione non verbale che trasmette comunque un messaggio, quindi è importante vestirsi in maniera adeguata all’ambiente che si frequenta. Secondo me i ragazzi dovrebbero capirlo da soli, imparando ad adottare un abbigliamento consono e coerente al contesto”.Ma quando il buon gusto viene a mancare ecco allora un avviso per ricordare a tutti le buone maniere, che non riguardano solo un corretto comportamento ma anche un appropriato uso della moda. Un richiamo che non vuole essere un monito per gli alunni, come ci tiene a precisare il preside, ma un semplice suggerimento.”Capisco i ragazzi perché ho quattro figli – conclude Lucio Mancini – suggerisco solo un minimo di accortezza nel vestire”.
di Sabrina Marinelli