Anime e corvi
Riflessioni senigalliesi alla vigilia della Solennità di S. Francesco d'Assisi.
Oggi è una giornata splendida, che mi fa pensare alle anime belle. Sono sulla collina di Scapezzano, sulla strada che scende a precipizio verso il mare.
Atmosfera limpida: si vede dal golfo di Ancona, con i particolari delle strutture portuali ed il puntino bianco di San Ciriaco, sullo sfondo tipico del monte Conero, fino su, verso i promontori del pesarese, che si inoltrano nel mare d’un incredibile color turchese. Mi sposto in macchina alla ricerca della visuale delle montagne, ed ecco lo sbilenco trapezio del San Vicino, le fratturate linee del Catria e dello Strega, e sul fondo, molto sul fondo, ormai vaghe per la distanza, le sagome dei Sibillini. Sono sicuro che, se potessi salire più in alto, scoprirei, tipica nelle sue tre penne, “l’azzurra vision di San Marino”, come mi si presentò dall’alto del campanile del santuario del Beato Sante in Mombaroccio.
Atmosfera trasparente, che mi fa pensare, dicevo, alle anime belle: la serena anima del beato Giovanni XXIII come ci appare dai suoi diari, «obbedienza e pace»; la carità bruciante del venerabile Lino da Parma: bastava vederlo e sapevi quel che voleva, pane e qualcos’altro per i suoi poveri; soprattutto però mi fa pensare al mio san Francesco che in giornate come questa lodava Dio creatore «per aere et nubilo et sereno et onne tempo». San Francesco vedeva svolazzare le allodole e le diceva sue preferite perché portavano il cappuccio come i frati; io vedo svolazzare tortore e anch’esse, nel gioco colorato delle piume del collo, portano il cappuccio come i frati. Dall’alto mi godo il color oro del centro storico della nostra città sotto il sole del pomeriggio, come san Francesco stesso si godeva, affacciato dalle mura di Assisi, il verdissimo panorama esclamando «niente c’è di più bello al mondo che questa mia valle spoletana».
Sogni di un dolce autunno in una rara giornata soleggiata e senza umidità. Vola ancora una tortora; dietro, feroce nell’aspetto come il «nemico» per un’anima, la insegue un corvo nero e, all’apparenza, famelico.
Dio ha fatto la bellezza. Il peccato la guasta.
di Fr. Alberto Teloni ofm
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