Senigallia capitale delle televisioni di quartiere. Sabato 4 e domenica 5 ottobre i rappresentanti di tutte le telestreet italiane si ritroveranno sulla spiaggia di velluto per una due giorni di riflessioni e dibattiti sulle problematiche che riguardano le televisioni rionali. Dopo l’oscuramento di “Disco Volante” Senigallia è diventata la città simbolo della lotta di coloro che lavorano in queste emittenti che utilizzano le frequenze libere avvalendosi di una sorta di tacito consenso da parte del Ministero delle Comunicazioni. Un consenso che ora pare essere venuto meno in attesa del riordino del settore voluto dal Ministro Gasparri. Oltre a “Disco volante” è stata chiusa Tv Peccioli in toscana e pare che esista una lista nera di altre 25 emittenti a rischio di chiusura. «Il forum del 4 e 5 ottobre sarà un’occasione per manifestare il nostro dissenso per l’illiberalità della decisione del Ministero» sostiene Enea Discepoli il fondatore di Disco volanteche annuncia già un’azione di disobbedienza civile. «Costi quel che costi – dice – toglierò i sigilli ai ripetitori e trasmetterò in diretta i lavori del forum». Intanto la sinistra si è allineata compatta a difendere le ragioni di Disco Volante e delle altre telestreet chiuse o a rischio di chiusura. Dieci parlamentari, tra cui i marchigiani Abbondanzieri, Giacco e Lion hanno rivolto un’interrogazione parlamentare sul tema al Ministro Gasparri, mentre un forte sostegno a Disco volante è stato manifestato anche dal Comune di Senigallia che ha concesso il proprio patrocinio per il forum del 4 e 5 ottobre «L’oscuramento di Disco Volante” – ha scritto in una lettera aperta il sindaco Luana Angeloni – coinvolge una serie di problematiche e di questioni che hanno direttamente a che fare con i contenuti della libertà di manifestazione del pensiero nel nostro Paese e, quindi, con la qualità della nostra democrazia. Disco Volante è una televisione realizzata a Senigallia, per iniziativa dello studio Zelig e del suo responsabile, Enea Discepoli, allo scopo di promuovere una comunicazione sintonizzata sui bisogni e sui problemi quotidiani di una comunità locale, e con l’obiettivo di favorire un’integrazione effettiva dei soggetti disabili attraverso la creatività. Il comune ha subito individuato possibili spazi di collaborazione con questa nuova realtà, riconoscendone una evidente funzione sociale. In un simile contesto, la posizione più equa e ragionevole da parte del governo sarebbe stata quella di sancire una sorta di “moratoria” delle realtà esistenti, impegnandosi contestualmente a giungere nella maniera più rapida possibile ad una soddisfacente regolamentazione della materia. Invece non è andata così – conclude la Angeloni – perché logiche centralistiche e monopolistiche dell’informazione televisiva hanno avuto ancora una volta la meglio».
di Marco Benarrivo