Il disagio inizia a 14 anni
Anna, volontaria della Caritas: «Sono in aumento i giovani senza casa: Un dramma»
La solidarietà non va in ferie. Centinaia di volontari su tutto il territorio senigalliese prestano gran parte delle loro giornate per aiutare le persone in difficoltà. È ammirevole l’azione di quanti, a tutte le ore del giorno, si rendono disponibili a dare una mano a chi ha bisogno. È questo il lavoro di molte associazioni presenti in città come la Caritas diocesana e Alcolisti Anonimi. Ogni giorno i ragazzi che fanno volontariato alla Caritas hanno a che fare con decine di persone disagiate. «Ogni sera a cena abbiamo almeno dieci persone che chiedono un pasto caldo – dice Anna, volontaria del centro di prima accoglienza – ci sono tantissimi casi di persone in difficoltà». Il fenomeno dell’emarginazione si sta allargando anche in zone come Senigallia, lo conferma la volontaria. «Sono molti i ragazzi che ci chiedono aiuto, sono per lo più stranieri ma ci sono anche italiani o addirittura senigalliesi che presentano disturbi mentali». Il problema è anche dei più giovani. «Fanno riferimento al centro anche i minori, anch’essi soprattutto stranieri e sta aumentando a vista d’occhio il problema dei senza casa molto giovani, ci sono ragazzi che hanno appena 27 o 30 anni» dice Anna. L’età dei giovani clochards sta diminuendo e questo vale anche per gli alcolisti. «L’età di chi abusa di alcol si è abbassata ai 14 anni» sottolinea Elio, responsabile del centro alcolisti anonimi. Anche questa associazione opera per il bene delle persone che hanno problèmi di disagio e che pensano di risolverli con un bicchiere di whisky. Dal gruppo arriva l’appello a fare molta attenzione, così uno di loro ha deciso di raccontare la sua storia. Di come sia difficile il recupero dell’alcolista ne sa qualcosa, infatti, chi vive ogni giorno sulla sua pelle il dramma della dipendenza da alcol (non citiamo il nome proprio perché è regola dell’associazione Alcoolisti Anonimi). «A dieci anni babbo e mamma mi davano sempre un goccetto di vino -racconta l’uomo- Io non potevo rendermene conto, ma giorno dopo giorno, mi accorsi che quel bicchierino mi faceva stare meglio anche tra gli amici. Col passare degli anni ero diventato il sindaco della compagnia e verso i 17 anni passavo di gruppo in gruppo solo per bere». Poi il campanello d’allarme. «Mi sono poi accorto che quando bevevo combinavo un sacco di guai e così ho deciso di entrare nel gruppo di Alcolisti Anonimi, ma continuavo a bere, se all’una del giorno non mi bevevo almeno una bottiglia di vodka non stavo bene. Poi qualcuno mi ha raccontato la sua storia e ho deciso di cambiare, ma ero ridotto malissimo, avevo gli occhi pieni di sangue ed ero gonfio a dismisura. Mi sono ammalato di cirrosi epatica ma, grazie al sostegno e alla forza che mi ha dato il gruppo, sono riuscito a venirne fuori e ad avere un trapianto di fegato. Se non fosse stato per loro non ce l’avrei fatta». Un consiglio per i giovani e inesperti? «Prova a divertirti senza bere, se proprio non ce la fai chiedi aiuto alle persone giuste e non alla bottiglia».
di Michela Gambelli
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