Incontro a Senigallia su “gender”, diversità e discriminazione al Festival Laico Umanista
Monica Cirinnà: "Ci vorrebbe un Tevere più largo per tenere il Vaticano lontano dalle istituzioni". Oltre dieci gli sbattezzi
“Ci vorrebbe un Tevere più ampio per tenere il Vaticano lontano dalle istituzioni”. È citando Spadolini, e ricordando come peraltro il Tevere appaia a volte irrimediabilmente stretto, che la senatrice Pd Monica Cirinnà si è rivolta, con un videomessaggio, al pubblico convenuto sabato 7 ottobre in piazza del Duca a Senigallia in occasione dell’incontro “Diversità e discriminazione: non credenza, gender e altre storie” organizzato dall’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) nell’ambito del Festival Laico Umanista in corso a Senigallia (durante il quale si sono peraltro registrati più di 10 sbattezzi).
“La legge sulle unioni civili – ha detto Cirinnà – si basa su tre parole: uguaglianza, libertà e laicità. Ecco io penso che la laicità debba essere affermata con sempre maggiore forza in Parlamento ed è anche per questo che il lavoro dell’Uaar è così importante”.
All’incontro, moderato dalla portavoce Uaar, Adele Orioli, hanno partecipato Yuri Guaiana, attivista per i diritti delle persone LGBT ed esponente dell’associazione radicale “Certi diritti”, il senatore del Partito democratico Sergio Lo Giudice, la filosofa specialista in bioetica Chiara Lalli e la parlamentare di Possibile Beatrice Brignone (al posto di Giuseppe Civati che non ha potuto partecipare come inizialmente previsto).
Ha posto l’accento sulla laicità anche Beatrice Brignone non solo sottolineando come si possa parlare di lavoro, cambiamenti climatici senza citare a piè sospinto il papa, ma affermando anche che “la bussola nel lavoro da parlamentare dovrebbe essere la Costituzione, nella quale la laicità è affermata come un principio fondante, e che dunque i convincimenti personali devono venire in secondo piano”.
“È evidente che sulla questione dei diritti LGBT pesano cattolicesimo, islam e ebraismo ortodosso”, ha dichiarato Lo Giudice. “E questo fa sì che le persone omosessuali siano spinte a non avere in simpatia le religioni anche se ovviamente ci sono omosessuali credenti. Ma vorrei sottolineare che nemici del pensiero laico, razionale, libero non sono necessariamente i credenti. Ci possono essere pensieri totalitari che non hanno fondamento extramondano. Penso per esempio a quel pensiero femminista contrario alla gestazione per altri. Ho infatti capito che la loro preoccupazione non è per un danno alle persone, ma per un danno alla morale, a un sistema di valori per cui la libertà delle donne rispetto all’uomo passa per la negazione del fatto che un bambino possa crescere senza una figura materna. Così facendo – ha proseguito Lo Giudice – si prende però un abbaglio perché si scambia per un nemico quello che invece potrebbe essere un alleato per esempio nella ridefinizione dei ruoli di genere”.
Tracciando un quadro della situazione a livello mondiale, Guaiana ha sottolineato come in ben 6 paesi al mondo l’omosessualità sia punita con la pena di morte. Eppure fare coming out da non credente in alcuni paesi è addirittura più difficile che farlo da persona omosessuale (e Orioli ha ricordato infatti che la non credenza è punita con la pena di morte in ben 13 paesi). “Una mia amica nigeriana – ha raccontato Guaiana – mi ha detto che nella sua famiglia fece più scalpore il suo coming out da non credente che da lesbica”.
“Proporre soluzioni non è facile – ha evidenziato Lalli – ma si può imparare qualcosa dai propri ‘avversari’. Mi viene in mente per esempio un’immagine utilizzata in una delle varie campagne contro il ‘gender’. C’era un barboncino tutto infiocchettato e la scritta: ‘Ecco cosa faranno al tuo dobermann!’. Al di là della insensatezza del contenuto è un esempio di comunicazione efficace e noi dobbiamo imparare a essere altrettanto efficaci”.
Maggiori informazioni: www.uaar.it/uaar/festival-laico-umanista/
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