Undici indagati per l’alluvione di Senigallia del 3 maggio 2014
Chiesta una proroga per le indagini per far luce sull'operato - tra gli altri - del sindaco Mangialardi e dell'ex Angeloni
Disastro colposo, omicidio colposo, omissione in atti d’ufficio e abuso d’ufficio. Sono solo alcuni dei vari capi d’imputazione per cui sono indagati il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi, insieme all’ex primo cittadino Luana Angeloni, e a nove tecnici e funzionari di Comune, Provincia di Ancona e Regione Marche. Tutti e 11 avrebbero un ruolo con più o meno responsabilità ovviamente da accertare sulla disastrosa alluvione del 3 maggio 2014 che provocò tre morti e danni per quasi 200 milioni di euro.
La Procura di Ancona ha infatti inoltrato una richiesta di proroga delle indagini al gip Antonella Marrone fino al prossimo febbraio 2018 da cui emerge un quadro complesso, volto a far luce su uno dei maggiori disastri che la città ha subito negli ultimi anni. Un evento calamitoso che causò direttamente la morte di una persona, Aldo Cicetti, ma indirettamente di altre due, e che – secondo i pm Irene Bilotta e Rosario Lioniello – non sarebbe stata gestita in modo ottimale da tecnici e dirigenti dei tre enti pubblici coinvolti: Comune di Senigallia, Provincia di Ancona e Regione Marche.
Nel mirino delle indagini ci sono sia il piano di protezione civile di cui la città si era dotata, sia il piano di assetto idrogeologico, modificato negli anni, su cui il primo si basa. Anche il PercorriMisa è finito nei vari fascicoli d’indagine: secondo i pm della procura dorica, il progetto ambientale finanziato con fondi anche europei non risponderebbe a pieno allo scopo di prevenzione del rischio idrogeologico. Tanti eventi che avrebbero contribuito – ma è tutto da accertare – a una gestione dell’emergenza non adeguata.
Purtroppo è una matassa talmente aggrovigliata che è difficile venirne fuori.
Un enorme scaricabarile fatto da un ente all'altro non aiuta alla risoluzione dei fatti.
Secondo me finirà tutto in un nulla di fatto perché i vari governi centrali nel corso degli anni hanno ridotto i tempi di prescrizione e depenalizzato i reati.
Ciò vuol dire che x casi come questo sarà dura che se ne venga a capo.
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