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Fiorello si prepara a ‘L’ora del rosario’ a Senigallia: l’Intervista

“Mi mancava il contatto con il pubblico, quello che ti possono dare solo i teatri di provincia”

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Fiorello prima di 'L'ora del rosario' a La Fenice

Arrivo al Teatro La Fenice, fuori già si è formato un capannello di curiosi: la scelta del low profile per promuovere ‘L’ora del rosario’ non è stata sufficiente per non attirare l’entusiasmo della gente. Fiorello è già sul palcoscenico che armeggia insieme ai tecnici per le ultime scelte in fatto di scenografia: stasera va in scena la prima delle due serate in programma a Senigallia.

Io mi accomodo sulle poltrone della prima fila, lui si siede sul bordo del palcoscenico e ci esorta “Iniziamo?” Apro il taccuino, accendo il registratore e gli chiedo : “Cosa devono attendersi i tanti che accorreranno stasera e domani al teatro La Fenice? ”

Ci pensa un po’, poi: “Mmmm… non te lo dico, altrimenti fine della sorpresa! Voi della stampa state diventando degli spoiler”, dice sorridendo, “se ti spiego nei dettagli poi tu lo dici a tutti ed è come sapere il finale del film!
Da lì in poi, è più giusto dire che è Fiorello che intervista me ed i miei colleghi; ci chiede da dove veniamo, vuole delucidazioni sull’accento senigalliese e ricorda gli spettacoli già fatti nelle Marche e, a ben pensarci, sta già facendo uno spettacolo di intrattenimento, quasi non volesse perdere l’allenamento.
Gli chiedo: “Come mai questo ritorno al teatro?
Mi è tornata una gran voglia del calore umano, di sentire la gente, vedere i volti… non voglio fare il bacchettone ma da un po’ siamo andati incontro ad una deriva 2.0, ad un imbruttimento a cui non sono scappato neanche io. Rintanato a Roma, solo con il cellulare riuscivo a fare l’Edicola, registrare i file audio, video tutto da solo o quasi, seduto al bar… non dico non sia funzionale e per certi versi anche bello… guarda l’immediatezza che uno ha! Però mi mancava il calore della gente, ecco perché ho optato per i teatri di provincia: nei grandi palazzetti c’è sempre un boato di fondo, la gente diventa folla, invece in questi teatrini, che sono delle vere bomboniere, vedi i visi delle persone, cammini tra le poltrone e ti senti abbracciato. Mi ricordo uno spettacolo nelle Marche, in un teatro di Cagli, molto più piccolo del vostro… riuscivo a toccare tutti!”.
E comunque – in merito alla prima domanda – magari non ti dico il finale, ma ti posso dire che sarà uno spettacolo che definirei analogico, incentrato sull’umanità, sull’improvvisazione: non mancheranno le parti cantate, il pubblico si deve preparare ad essere coinvolto e gli argomenti saranno a 360°, escluso uno: la politica che verrà quasi estromessa dallo show. Perché? Perché senza falsi perbenismi io so di essere fortunato e di passarmela bene: andare sul palco e mettermi a fare quello ‘impegnato’ non mi piace: se fossi nel pubblico mi urlerei: “…Eh grazie al ca… sono buono anche io a fare il dritto così!

Prima delle foto di rito gli viene in mente di quando, svariati annetti fa, fece tappa a Senigallia con il mitico programma “Karaoke”. Gli chiedo ancora “Dopo svariati anni, dove trovi la voglia e le risorse per salire sul palco e divertire ancora?La verità? Per un po’ non ne ho avuta, infatti me ne sono stato a casa. Ora invece diciamo che ho ricaricato le pile e ho una gran voglia di divertimi e divertire, e poi della vita in tournée ti devo confessare che mi piace tutto: dalle pause in autogrill, al cioccolatino in albergo! Mi mancava tutto questo.

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