Diffamazione, emendamenti anti Internet: la crociata contro i quotidiani online
ANSO: non è solo l’ennesimo tentativo di imbavagliare la Rete ma il chiaro intento di strozzare i piccoli editori
Ci risiamo. A fasi alterne, o a governi alterni, viene fuori sempre un disegno di legge o un emendamento che cerca di intrappolare, vincolare, strozzare chi fa informazione online. Ma non si cacciano i pesci grossi, che avrebbero pure la capacità finanziaria per pagare multe salatissime, e al contempo suonare la grancassa per evitare la galera.
ANSO, l’associazione che in Italia rappresenta gli editori di informazione locale online, non ci sta.
Sono proprio i piccoli editori ad entrare nelle maglie della rete – con la erre minuscola -, insieme ai loro collaboratori giornalisti, gli stessi che danno notizie gratuite da leggere a milioni di utenti in giro per l’Italia e per il mondo (di italiani all’estero ce ne sono molti). Gli stessi che si stanno facendo strada faticosamente nel mercato e nelle istituzioni per chiedere tutela, equità di trattamento e difendere il pluralismo informativo.
E ora si torna a parlare di diffamazione a mezzo stampa (nome da cambiare visto che le rotative non vanno per la maggiore) con il disegno di legge che dovrebbe tornare in aula per l’approvazione nei prossimi giorni.
Senza scendere nel dettaglio, ANSO vorrebbe ragionare sull’idea di normare la diffamazione. Il condizionale è d’obbligo visto che due raccomandate inviate nei mesi scorsi alle Commissioni Cultura e Giustizia non hanno avuto risposta alcuna. Quindi, non hanno avuto un seguito con un’audizione per raccogliere opinioni, valutazioni ed esperienze di chi con Internet ci lavora e informa da almeno 15 anni. Abbiamo quindi ragione di credere che siano tutti superpreparati coloro che si accingono a votare su questo delicato argomento.
La posizione di ANSO è chiara: la diffamazione va normata, ma non con una legge apposita per alcuni media. La diffamazione è diffamazione. Qui invece ci si concentra sul mezzo con il quale avviene, non sull’atto in sé. E poi si distingue la diffamazione online tra quella di serie A e di serie B a seconda dei canali presi ad esempio, indicando come cattivi quelli “aventi natura editoriale”. Ma che ragionamento è?
Se una persona si reputa diffamata, al di là del mezzo utilizzato, sia esso radio, tv, internet, carta stampata, ha diritto di querelare il soggetto responsabile. E’ già così! E ora si vuole fare una legge che discrimini il mezzo utilizzato e, per quanto riguarda Internet, per il tipo di servizio utilizzato (blog, sito, social).
Il fatto di fare una legge ad hoc per i siti editoriali online ci sembra proprio un tentativo di limitare l’informazione online. Un mezzo per strozzare i piccoli editori con multe salatissime. Infatti dietro la bandiera dell’eliminazione del carcere per i giornalisti vogliono introdurre pesantissime multe e l’eliminazione del tuttora vigente tetto massimo cui i giudici devono attenersi nella valutazione del danno morale.
La preoccupazione e il sospetto di ANSO è che alcune azioni di pressione, più o meno manifeste, siano dirette a soffocare chi edita testate locali online: altrimenti non si spiega la volontà di metterle sotto “custodia legale” attraverso una legge che viene scritta senza sentire gli esperti del settore, ossia coloro che quotidianamente convivono con le potenzialità e le problematiche dell’editoria sul web e che hanno chiesto più volte di essere auditi. Sicuramente non ANSO: e carta canta, ossia le Raccomandate inviate a Montecitorio senza risposta.
Questo tipo di comportamento denota un approccio ottuso alla questione e visto che le leggi sono una cosa seria, bisognerebbe procedere con la stessa correttezza e serietà. Come minimo nell’ascoltare tutte le parti in causa.
C’è chi dalle recenti sentenze della magistratura ne ha ricavato di striscio un suggerimento velato, per riprendere una boccata d’aria e non soffocare nelle maglie di una legge forse iniqua.
Niente più testate giornalistiche online.
Tutti blog.
E si salvi chi può.
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