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Musica: intervista con la band senigalliese Jet Set

It's only Rock and Roll but I like It! - VIDEO

La formazione dei senigalliesi Jet SetL’orizzonte musicale nostrano e non, è estremamente variopinto. Ci sono gruppi che cercano di aggiungere nuovi tasselli musicali con creazioni proprie, a volte con scelte ardite, altre volte battendo strade che sono già state percorse da altri. Ci son i gruppi cover, ovvero degli artigiani della musica, magari anche  molto bravi, che cercano di riprodurre nella maniera più fedele possibile, le note, le movenze e le gesta dei loro beniamini musicali.

E poi ci sono quelli come  i Jet Set: gente che prende i grandi classici, b-side o canzoni oramai schiave del proprio cliché e le reinventano da capo. Le prendono, le smontano pezzo per pezzo, le rimontano a loro piacere e gusto, cucendogli addosso un vestito nuovo tanto che a volte è necessario arrivare al secondo ritornello per riconoscere "Please, please, please" o "Have you ever seen the rain", il tutto farcito da un’abbondante dose di grinta ed energia.

Queste sono le prerogative preponderanti della band Senigalliese Jet Set composta da Damiano Albenzio (voce), Lorenzo Beccaceci (basso), Michele Susannini (chitarra) e Angelo Albenzio (batteria).

Ecco il risultato della nostra chiacchierata:

Partiamo dall’inizio; domanda classica ma inevitabile: come nasce il progetto Jet Set?

– Angelo –
Il progetto The Jet Set, nasce dall’esigenza di concedersi in tutto e per tutto alla performance live, salire sul palco, guardarsi negli occhi e sorridere, divertirsi e stare bene. Pensiamo che regalare emozioni e vibrazioni a chi ti ascolta e ti osserva, sia la cosa più giusta da fare.

 Siete la risultante della fusione di due band ben distinte (Ensenada & The Perfect Guardaroba) che si erano ritagliate una spazio importante sia a livello cittadino che nazionale, come mai la scelta di far confluire questi due percorsi?

– Angelo –
Non è proprio cosi, siamo semplicemente dei buoni amici/fratelli a cui piace condividere gran parte del nostro tempo tra cui quello in sala prove. I due progetti fanno parte di storie ben distinte e non sono frutto di nessuna fusione perché appartengono a periodi e realtà diverse da quella che nasce come una cover band seppur diversa dalle solite.

Non siete una cover band, ma allo stesso tempo, rispetto alle realtà musicali di cui facevate parte non portate più in scena brani completamente vostri; cosa è cambiato? Considerate questo un passo indietro?

– Damiano –
Esatto, non siamo quella che si può definire una classica cover band… eppure non facciamo brani originali, che partono da noi insomma. In realtà in sala prove ogni pezzo a cui ci approcciamo lo trattiamo come tratteremmo una canzone composta da noi. Siamo molto attenti nell’arrangiare un brano cercando di dare un’impronta del tutto personale, che contraddistingua il nostro modo di suonare. 

Non è cambiato poi molto dai nostri precedenti progetti, nel senso… le facce sono quasi sempre quelle; è cambiato lo spirito, forse, vivere la vita in sala prove in modo più rilassato e divertente, ma allo stesso tempo ritrovare un atteggiamento che riesca a favorire l’entusiasmo, senza il quale non si può portare avanti alcun progetto. Come progetto nato da poco più che passo indietro lo consideriamo un passo "diverso".

Di sicuro molte cose cambiano quando vivi una realtà in cui proponi canzoni originali da una realtà come quella dei The Jet Set, ma, se per passo indietro si intende "compromesso", la risposta è no. Nessuno ci ha costretto a fare quello che stiamo facendo,  è puro divertimento, e aldilà dei progetti futuri con questa band, rimaniamo dell’idea che "chi vivrà vedrà".

E’ vero che se si vuole suonare con una certa continuità bisogna per forza venire a patti in qualche modo con le Cover? E se è vero, è colpa del pubblico poco attento alle novità? O da chi decide i cartelloni degli spettacoli musicali che non ha il coraggio di osare?

-Damiano-
Con The Jet Set, un gruppo nato dalla casualità e dalla voglia di divertirsi, il discorso è diverso. Non pensiamo di appartenere al mondo dei gruppi cover. Il nostro progetto è un progetto che vuole crescere in qualsiasi contesto, purché sia Live e d’impatto, posti non convenzionali compresi.

Di sicuro è più facile suonare rispetto a una band indipendente, ma la natura del progetto non va a contrastare o a occupare territori che potrebbero essere dei gruppi indipendenti, anzi, la maggior parte di noi fa parte, ed è tra i fondatori, dell’associazione Movimento Rock, una realtà che cerca di far suonare e di proporre il più possibile gruppi di musica originale.

E’ sempre e solo una questione di progetti. Nel senso che in Italia paragonare il mondo delle "Cover" alla scena indipendente è un po’ come mettere a confronto il golf e il tennis, in entrambi si gioca con una pallina, ma non è proprio la stessa cosa.

Nella scena musicale indipendente, per suonare con continuità devi tener conto dell’ambiente di riferimento, devi avere un progetto valido, ti devi sbattere, devi girare in lungo e in largo, e in parte, nei nostri progetti di provenienza c’è stata questa fase, anche se, nella situazione in cui versa un po’ tutta la scena musicale attuale, ormai, non basta neanche solo più questo.

La formazione dei senigalliesi Jet SetQuella del pubblico italiano è una storia molto vecchia, in realtà. Il problema è che il nostro amato Paese non ha cultura musicale, in generale. Cadendo nel retorico si può dire che il proliferare di talent show et similia, fotografi il livello culturale di una nazione intera e mostri la vera faccia dell’ascoltatore musicale medio: niente di entusiasmante, purtroppo.

Ci piace pensare, tuttavia, che con un progetto come il nostro che musicalmente è molto trasversale, qualcuno si renda conto che esistono canzoni come "Psycho Killer", It’s only Rock’n’Roll", "Baba O’Riley", che si scoprano, insomma, anche i capisaldi della storia del rock che oggi alle nuove generazioni purtroppo non arrivano facilmente. Dopo i concerti ci succede spesso che molta gente ci venga a chiedere di chi sia questo o quell’altro brano.

The Who, Rolling Stone, Ramones e Billy Idol…ma anche Celentano, Battisti e Nada; qual’ è il ponte fra questi due mondi apparentemente così distanti? Come scegliete i pezzi che fanno parte della scaletta?

-Miki-
Diciamo che finora i pezzi scelti fanno parte tutti del background che ognuno di noi ha potuto arricchire nel corso di questi anni. Ci capita molto spesso di scegliere i pezzi mentre siamo in giro,  sia questo un pezzo figo che passa alla radio in macchina, che sia messo da un dj in un locale o che sia suonato da un artista di strada mentre siamo a spasso per qualche capitale europea (come accaduto a Madrid nel caso di "That’s alright mama" di Elvis) non fa differenza, e ce ne vengono spesso in mente di nuovi ogni giorno.

Diciamo che nella maggior parte dei casi ci immedesimiamo proprio nelle persone che vanno a vedere un concerto, o meglio, come se noi stessi andassimo a vedere un gruppo live…quali pezzi  vorremo ascoltare, quali ci piacerebbe sentire, siamo dei musicisti ma soprattutto dei grandi ascoltatori ed osservatori, forse è quello un nostro piccolo segreto. Che siano poi italiani o stranieri questo non fa differenza, perche tanto cmq diventano tutti pezzi un po’ nostri, visto il modo  in cui poi vengo riarrangiati e reinterpretati, "alla The Jet Set".

Siete una realtà musicale nuovissima, avete in programma di integrare la scaletta con pezzi interamante vostri o continuerete sulla strada intrapresa?

-Miki-
Se pensiamo che un anno fà nessuno, ma proprio nessuno, sapeva della nostra esistenza, siamo meravigliati dell’interesse e del seguito che abbiamo sviluppato in così poco tempo, sicuramente il fatto di suonare cover in un certo modo ha contribuito notevolmente a questo, ma pensiamo anche che ormai siamo rodati e pronti per poter proporre pezzi inediti, in italiano, che ricalchino senza meno il nostro stile, il rock ‘n roll quello che ti fa prendere bene. Viviamo la cosa senza progetti né aspettative, lo facciamo solo per divertirci ma soprattutto per far divertire…

Voi in qualità di addetti ai lavori sicuramente avrete un quadro più completo della situazione musicale in Italia: come vanno le cose?

– Angelo –
Quando mi fanno questa domanda mi viene voglia di scrivere un libro. Dividerei il quadro in 4 cornici:
 
– il gruppo emergente: suona nella sala prove, non tutti ce l’hanno, nella maggior parte dei casi si autofinanzia per produrre qualcosa, si sbatte per trovare dei concerti anche per un tozzo di pane e deve ringraziare, in ginocchio, il locale e soprattutto gli amici che "scazzati" vanno a vedere l’esibizione, giusto il tempo del concerto per poi scappare verso discoteche, aperitivi e posti fighi.

– i locali: cercano di riempire il locale investendo meno di 100 euro sul gruppo, lamentandosi della crisi e nella maggior parte dei casi, diventando anche i direttori artistici dei propri locali, vantandosi di parlare con i grandi manager di gruppi famosi che non chiedono sicuramente 100 euro per esibirsi.
Il direttore artistico è un lavoro, facciamolo fare a chi lo sa fare.

– le etichette/case discografiche/agenzie di booking ecc e tutto quello che lucra dietro una band emergente:
non tutti, ma la maggior parte degli addetti ai lavori negli ultimi 10 anni si sta affannando a cercare il modo migliore di spillare più soldi possibili, non c’è un progetto a lungo termine, non ci sono scuole di formazione per addetti ai lavori, chi strimpella da più di 10 anni organizza concorsi su concorsi con ospiti di rilievo come i "Cugini di campagna" (con tutto il rispetto) e il chitarrista che ha suonato con battisti 100 anni fa…Mah!

– il pubblico: questo giro malsano si è creato anche perché nessuno va a vedere più i concerti, la cultura musicale in Italia è stata sopraffatta da cliché ben noti ormai su tutti i media. Andate sul sito di una qualsiasi band straniera che è in tour in questo momento, provate a contare le date che fanno in Italia e quelle che fanno nel resto d’Europa. Bands che fanno sold out per 2 giorni consecutivi in una sola città nella vicina Germania e noi che non riusciamo a riempire il forum di Assago per un’unica data Nazionale dello stesso tour.

Com’è cambiato negli ultimi anni il mondo della distribuzione musicale? Esistono ancora le così dette "etichette indipendenti"’? Come si deve muovere una band che si affaccia or ora nel panorama nazionale?

-Damiano-
Ricordo che la maggior parte dei The Jet Set fa parte dei The Perfect Guardaroba, un progetto musicale che dura da quasi 10 anni e con due album ufficiali all’attivo, dunque l’argomento lo conosciamo bene. La storia delle etichette indipendenti, in Italia, ormai si potrebbe sostituire alla favoletta da raccontare ai bambini prima di andare a letto.
Il repentino declino di queste, infatti, è coinciso con l’avanzare della distribuzione digitale, sì, ma anche della mentalità ristretta italica.

Oggi chiunque è in grado di fondare una propria etichetta, basta un sito web e una pagina facebook. A volte anche solo quest’ultima. Il problema in Italia è che ci sono più scrittori di libri che lettori, più musicisti che ascoltatori, e inevitabilmente negli anni si è andato a creare un gran calderone: le etichette indipendenti storiche hanno chiuso o sono in perdita, le etichette indipendenti mediocri continuano con il loro approccio mediocre (es. "portami il cd già registrato, pagati le stampe, l’artwork e il resto, a fare un bel comunicato stampa ci pensiamo noi"). Le riviste musicali "autorevoli" propongono quello che fa loro comodo.

Diventa, dunque, difficile dare un consiglio a una band oggi, in realtà. L’unica indicazione sempre valida è accertarsi di proporre un progetto serio, valido, dal punto di vista musicale e non solo e lottare sempre per fare avverare il sogno.

E poi suonare, suonare e sempre suonare dal vivo. Le cose che si imparano su un palco, ma anche i viaggi che si intraprendono per andare a fare i concerti, restano tra le cose migliori che abbiamo mai fatto e, possiamo dire, che sono anche esperienze che insegnano a stare al mondo.

Chiudiamo questa intervista nello stesso modo in cui l’abbiamo iniziata e cioè con una domanda classica: …."progetti futuri"? Cosa avete in programma a breve o lungo termine?

– Johnny Becca –
Stiamo programmando la prossima stagione estiva; diverse date dell’estate passata sono già state riconfermate e altre nuove esibizioni ci aspettano cercando di inserire novità per rendere lo spettacolo sempre più unico ed originale. Questo non significa che quest’inverno ci fermeremo, anzi, a breve saranno svelate nuove date.

Ovviamente non ci dobbiamo dimenticare che, anche se non ci riteniamo una cover band, suoniamo pur sempre canzoni di altri e quindi sicuramente un bel progetto futuro sarà quello, un giorno, di poter suonare brani che nascono direttamente da noi, all’interno della nostra sala prove e questa è più che un’idea, per ora però, preferiamo non svelarvi niente e lasciare tutto alla vostra immaginazione…

VIDEO – Jet Set dal vivo al FestivalBeer di Senigallia

di Lorenzo Ceccarelli

Lorenzo Ceccarelli
Pubblicato Sabato 26 novembre, 2011 
alle ore 14:52
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Commenti
Solo un commento
Anna 2011-11-28 14:25:25
Sono passata quel giorno per il corso e vi h o visti! Fantastici! Finalmente vi ho trovati!

Anna
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